Una guerra di 007 degna dei tempi della Guerra fredda: potrebbe essere questa la trama che si va delineando dietro l’arresto di un cittadino statunitense a Mosca, fermato il 28 dicembre e accusato dall’intelligence russa di essere una spia americana. Una ricostruzione smentita dalla famiglia di Paul Whelan, un ex marine in pensione. Secondo il fratello era in Russia soltanto per partecipare a un matrimonio.

Il fermo è arrivato poche settimane dopo che la presunta spia russa Maria Butina, al momento rinchiusa in un carcere di Washington, si è dichiarata colpevole di agire come agente segreto negli Stati Uniti. E ora media e analisti americani si interrogano se la detenzione di Whelan sia un tentativo di vendicarsi per quell’arresto, o magari i russi intendano utilizzare il cittadino statunitense come una pedina da scambiare con il proprio agente.

È questa l’opinione ad esempio di Dan Hoffman, ex capo dell’ufficio della Cia a Mosca. L’arresto, dice intervistato dal Daily Beast, «non è stato pianificato ieri, probabilmente è stato programmato dopo che Butina è stata arrestata. Vogliono scoraggiare le future azioni degli Stati Uniti contro altri privati cittadini».

Di certo l’operazione del controspionaggio russo arriva in un momento in cui le relazioni tra Washington e Mosca non godono di particolare salute, tra le tensioni sui missili nucleari, la crisi ucraina, la guerra in Siria e le accuse di intromissioni russe nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016.

I servizi di Mosca per ora non hanno voluto rilasciare altri dettagli sul fermo dell’uomo se non il fatto di averlo catturato mentre era impegnato in «un’operazione di spionaggio» e che ora su di lui pende un’inchiesta. Il fratello, David Whelan, si dice sicuro della sua innocenza. Anche se secondo Alexander Mikhailov, ufficiale in pensione dell’Fsb citato dall’agenzia russa Ria Novosti, «il servizio non avrebbe reso pubbliche queste informazioni se non avesse avuto solide prove».

Insomma un giallo ancora tutto da dipanare. Il Dipartimento di Stato americano ha intanto comunicato di aver fatto pressione perché il consolato Usa possa vedere al più presto il suo cittadino. Che rischia non poco: le accuse di spionaggio in Russia comportano una pena fino a 20 anni di prigione.

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