Potrebbero chiedere di farsi interrogare i 31 indagati dalla procura distrettuale di Torino nell’ambito della maxi inchiesta sulla presunta «locale» di ’ndrangheta con basi tra Costigliole e Asti. Poco prima di Natale, i 31 hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini, l’atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Per 17 l’accusa è di essere i promotori o partecipanti all’associazione criminale, un’articolazione delocalizzata e territoriale della ’ndrangheta calabrese. I presunti «dirigenti» dell’organizzazione, secondo i pm Paolo Cappelli e Stefano Castellani sarebbero Giuseppe Catarisano, 55 anni, Giuseppe e Vincenzo Emma, 27 e 36, Salvatore e Michele Stambè, 41 e 29 e Rocco Zangrà, 46, un imprenditore residente ad Alba, già condannato in passato per associazione mafiosa, che avrebbe mediato tra le varie «’ndrine» attive sul territorio.

I «partecipi» invece sarebbero Bruno Agostino, Fabio Biglino, Salvatore Carè, Ferdinando Catarisano, Enea Adriano Emma, Gianfranco Guzzetta, Franco Marino, Luca Scrima, Angelo e Daniele Stambè, Alberto Ughetto. L’ex presidente dell’Asti calcio Pierpaolo Gherlone è sospettato di «concorso esterno», ed è libero, mentre gli altri 13 hanno imputazioni minori. Gli indagati ora potrebbero chiedere un confronto con i pm per cercare di convincerli della propria estraneità all’organizzazione, come hanno già fatto Gherlone e Biglino, oppure per ammettere le responsabilità. Trascorsi 20 giorni dalla chiusura delle indagini, i magistrati chiederanno la fissazione dell’udienza preliminare che si svolgerà in tribunale a Torino. Intanto, ha ottenuto gli arresti domiciliari ad Asti Gianpiero Conti, 35 anni, difeso dagli avvocati Roberto Caranzano e Claudia Malabaila. Non è considerato appartenente alla ’ndrangheta: il suo nome era emerso dalle indagini dei carabinieri come uno dei presunti autori di una rapina in abitazione a Calosso. Nega gli addebiti

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