Papa Francesco sta cercando «la piena partecipazione della Chiesa globale per assicurare la protezione dei bambini dagli abusi sessuali del clero in tutto il mondo». Lo afferma il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago - diocesi statunitense in cui è in corso fino a martedì 8 gennaio il ritiro spirituale dei vescovi Usa - in una intervista al quotidiano The Tablet.

Cupich è stato nominato da Papa Francesco come membro del comitato organizzazione del summit del 21-24 febbraio in Vaticano, al quale prenderanno parte, su convocazione del Pontefice, i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo per discutere della crisi degli abusi. Insieme a Cupich sono membri del comitato anche il cardinale Oswald Gracias di Mumbai, tra i sei membri del Consiglio dei cardinali (C6); l’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il gesuita tedesco padre Hans Zollner, membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei minori e capo del Centro per la protezione dell’Infanzia della Pontificia Università Gregoriana.

Nella intervista esclusiva con The Tablet, Cupich assicura che il comitato è «impegnato a raggiungere risultati specifici da questa riunione che riflettano il pensiero di Papa Francesco».

Convocando il vertice di febbraio, «ancora una volta» il Papa «ha dimostrato che per lui la protezione dei bambini e l’accompagnamento di coloro che sono stati danneggiati è una priorità di tutto il popolo di Dio e una delle nostre missioni fondamentali», sottolinea il porporato. Non solo, il Pontefice con il sostegno dei presidenti degli episcopati di tutto il mondo sta cercando una comprensione integrale dei fallimenti del passato, così come la ricerca di soluzioni universali che permetteranno di andare avanti su questa sfida.

Il pastore di Chicago ricorda anche la visita del Pontefice negli Stati Uniti nel settembre 2015, quando parlando alle vittime di abusi sessuali disse loro che «le parole non possono esprimere pienamente il dolore per gli abusi subiti. Voi siete preziosi figli di Dio che devono sempre attendere la nostra protezione, la nostra cura e il nostro amore. Mi rammarico profondamente che la vostra innocenza sia stata violata da coloro di cui vi fidavate». Parole che dimostrano che «il Santo Padre capisce bene le nostre sofferenze» negli Stati Uniti, afferma Cupich. 

Il summit cercherà tuttavia di affrontare la questione a livello globale: «È importante tenere a mente che, convocando un incontro mondiale, si rende chiara la consapevolezza che questo sia un problema che riguarda tutta la Chiesa, e si vuole rafforzare il nostro impegno comune per stabilire la necessaria reattività, responsabilità e trasparenza».

«Questo significa, prima di tutto e soprattutto, assicurare che tutti i leader della Chiesa abbiano una piena e diretta comprensione dell’impatto degli abusi sessuali del clero sulle vittime», afferma Cupich. E significa anche «chiamare per nome e assumersi la responsabilità dei nostri limiti per assicurarsi che non si ripetano». Ciò naturalmente richiederà «che tutti i livelli della Chiesa, locale, regionale, nazionale o universale, si assumano la responsabilità. A tal fine, bisogna che «definiamo più chiaramente quali siano queste particolari responsabilità» e stabilire degli standard di «reattività e trasparenza, in particolare da parte dei vescovi».

Papa Francesco, aggiunge il cardinale nel colloquio, «chiede un cambiamento di cultura, cioè una riforma del modo in cui viviamo il ministero, poiché, oltre ad essere un crimine, l’abuso sessuale dei minori da parte dei chierici ha a che fare con la corruzione del nostro ministero. Ecco perché questo incontro dovrebbe essere inteso come parte di un impegno a lungo termine per la riforma, perché un semplice incontro non risolverà tutti i nostri problemi».

Inoltre, secondo il cardinale, il summit deve essere visto come l’inizio di un processo che richiederà la partecipazione della Chiesa globale, non solo di iniziative centrate su Roma. «È l’inizio di una riforma globale - afferma - che deve essere continua e comprenderà un processo di iniziative a livello regionale, nazionale e diocesano».

I commenti dei lettori