Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha confermato il ritiro americano dalla Siria. In un conferenza stampa al Cairo, dopo l’incontro con il presidente Abdel Fatah al-Sisi, ha precisato che gli Stati Uniti ritireranno le loro truppe. “La decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stata presa, lo faremo”. Ha aggiunto però che l’America continuerà a combattere “il terrorismo dell’islam radicale”. La minaccia, ha detto “è reale, l’Isis esiste ancora, lo combatteremo in molte regioni del mondo, il nostro impegno è reale”. In Siria, dopo il ritiro dei militari sul terreno, “lo faremo in altri modi”, verosimilmente con raid e azioni di commando come già per esempio in Yemen.

Il discorso all’Università americana

Pompeo ha poi tenuto nel pomeriggio l’atteso discorso all’Università americana, incentrato sulla politica dell’Amministrazione Trump in Medio Oriente e sulle minacce dell’Iran. Il capo della diplomazia americani ha detto che gli Usa si impegneranno con l’appoggio degli alleati affinché “l’Iran lasci la Siria, fino all’ultimo stivale”, ma lo faranno con mezzi diplomatici. Poi ha aggiunto che gli Stati Uniti non possono accettare che Hezbollah come “importante presenza” in Libano e faranno in modo che venga ridotto il suo arsenale di razzi e missili. Pompeo ha insistito che l’America è “una forza del bene” e le sue forze armate sono impegnate a liberare i Paesi, non a occuparli. Ha rassicurato gli alleati che la presenza americana nella regione non è in discussione, anche se i Paesi arabi devono impegnarsi di più “contro l’estremismo” e contro le interferenze iraniane. Le dichiarazione arrivano dopo le tappe in Iraq e Giordania, altri Paesi in prima linea contro l’Isis. Il segretario di Stato visiterà anche i Paesi del Golfo, compresi Qatar e Arabia Saudita.