Sono stati necessari 19 giorni di attesa, trattative, pressioni, pianti, ma alla fine i 49 migranti che erano a bordo di due imbarcazioni umanitarie di Ong sbarcano a Malta. «L’Unione europea - commenta l’Associazione tedesca Sea Watch - rilascia i suoi 49 ostaggi. È una testimonianza di fallimento dello Stato, la politica non dovrebbe mai essere fatta a spese dei bisognosi». Ed è solo parzialmente soddisfatta l’Unhcr: «L’imperativo di salvare vite umane - dice Filippo Grandi, Alto Commissario - viene prima della politica e non può rappresentare una responsabilità che viene negoziata caso per caso».

In effetti è stato negoziato faticosamente un accordo in sede europea per ridistribuire questi ultimi arrivati e anche i 131 che erano stati recuperati dai maltesi nelle ultime settimane: 60 ne prenderà la Germania, 50 l’Olanda, 15 l’Italia, piccoli gruppi andranno in Francia, Portogallo, Irlanda, Romania e Lussemburgo. Secondo gli accordi, infine, 44 migranti del Bangladesh saranno rimpatriati. Il resto rimarrà a Malta.

La decisione italiana, presa da Palazzo Chigi dopo giorni di tensioni crescenti, si lascia dietro una notevole frattura dentro il governo. Matteo Salvini, infatti, si è opposto a questo esito fino all’ultimo. Non condivide la decisione del premier (e dei vertici grillini) e non fa nulla per nasconderlo. Anzi. «Sono e rimango - dice Salvini - assolutamente contrario a nuovi arrivi in Italia. Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano». Perciò viene annunciato un vertice notturno in Italia, per «un chiarimento di governo» sulla politica migratoria, ma anche sulla formulazione del reddito di cittadinanza e sul prossimo presidente della Consob. Tutti temi che dividono i due partner di maggioranza.

Se Salvini sembra sconfitto da questa battaglia, la guerra continua sui social, dove trionfano i commenti a favore del leghista. E nei vertici riservati. «Ribadirò al presidente del Consiglio - dice il ministro dell’Interno - di aspettare che i Paesi europei prendano quelli che avevano promesso di accogliere. Altri se ne fregano e noi dobbiamo correre?». Intende dire che siccome precedenti accordi di redistribuzione non sono stati onorati dai partner europei, l’Italia avrebbe tutto il diritto di restare alla finestra. E ancora: «Non è una partita mia. È una partita di civiltà, perché fino a quando aiutiamo gli scafisti e le Ong, loro continueranno ad arricchirsi. È una questione di principio. In Europa si arriva in aereo e con i documenti».

Fatto sta che deve incassare una battuta d’arresto. E mastica amaro. «Sono arrabbiato, molto. Sono buono ma non fesso. Le scelte si condividono e le riunioni si fanno prima, non dopo». E quando gli ricordano la battuta del premier che vuole prendere con l’aereo i migranti, risponde acido: «Li facciano venire in parapendio, io non controllo lo spazio aereo».

Gli scricchiolii della maggioranza, insomma, ci sono. E si sentono fortissimi. Matteo Renzi osserva e tenta di allargare la crepa: «Alla fine - sostiene l’ex premier - finisce come era logico finisse. Malta fa sbarcare, l’Europa accoglie, l’Italia fa la sua parte. Bravo Muscat, bene Conte. Quanto a Salvini: la solita figura da sciacallo. Ma almeno questa è andata: meglio tardi che mai». Così come il capogruppo dem Graziano Delrio: «Siamo all’editto di Varsavia, le parole di Salvini sono una vera e propria sfiducia per Conte». Ci prova anche Antonio Tajani, di Forza Italia: «Ha vinto Conte e ha perso Salvini. Una soluzione di buon senso, perché non si potevano lasciare in mare tante persone e tanti bambini».

Le opposizioni si illudono, però, se pensano che questa lite sia l’anticamera della crisi. È chiarissimo al riguardo il pensiero di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza: «Non penso che il governo sia a rischio e non penso neanche che si possa considerare risolta la vicenda. Non vorrei, come giustamente ha ribadito più volte Salvini, che questo cedimento a chi traffica esseri umani possa aprire la strada a molte altre vittime del Mediterraneo».

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