La ristrutturazione dell’industria dell’auto si abbatte anche sul Vecchio Continente e a farne le spese saranno i lavoratori di Ford e Jaguar Land Rover. Partiamo dall’Ovale Blu: l’azienda ha annunciato un piano per “rafforzare la competitività europea e la profittabilità”. A quanti occupati costerà il posto non è ancora dato sapere, ma a Saarlouis, in Germania, cesserà la produzione delle C-Max e Grand C-Max, mentre nell’agosto del 2019 chiuderà il sito di Bordeaux, in Francia, dove vengono fabbricati componenti per trasmissioni.

Ford ha annunciato anche un piano per consolidare le operazioni nel Regno Unito trasferendo la sede di Ford Credit e il quartiere generale locale presso il Centro tecnico di Dunton, non troppo lontano da Londra. La decisione relativa all’impianto transalpino era già nota, quella che riguarda Saarlouis era nell’aria. Finora, almeno in Germania, si era parlato della soppressione di 1.600 posti di lavoro. La “riorganizzazione” di Ford nel Vecchio Continente riguarda anche la Russia, paese nel quale il colosso americano intende rivedere la joint-venture locale con la Sollers PJSC. Gli interventi verranno resi noti entro metà anno.

L’Ovale Blu intende ridurre i costi in maniera significativa e anche in tempi rapidi: il piano “Reset” riguarda gli anni 2019 e 2020. L’obiettivo è quello di raggiungere un reddito operativo aziendale (Ebit) del 6% in Europa. I prossimi mesi saranno cruciali: Ford dovrà trovare un (difficile) accordo con i sindacati. Il caso Opel e le “pressioni” esercitate da PSA, che aveva minacciato la sospensione degli investimenti, ha dimostrato che simili operazioni possono venire portate a termine. Ford ha anche accennato alla potenziale intesa con il gruppo Volkswagen per la crescita nel segmento dei veicoli commerciali, anche se le ultime indiscrezioni sembrano dare per possibile un accordo di più ampio respiro.

Quanto al gruppo Jaguar Land Rover, controllato dagli indiani di Tata, l’azienda ha confermato i tagli anticipati in dicembre: salteranno 4.500 posti. Si tratta di oltre il 10% del totale dei 40.000 impiegati nel Regno Unito. Millecinquecento posizioni erano già “saltate” nel corso del 2018. Il costruttore punta a prepensionamenti e ad esodi incentivati. Oltre all’uscita dall’Europa, che aveva già spinto JLR ad investire su uno stabilimento in Slovacchia (3.000 addetti a regime), hanno pesato la flessione della sterlina, il calo della domanda del diesel e la debolezza sul mercato della Cina (4.000 assunzioni dal 2014). La proprietà, Tata, aveva sollecitato la controllata a ridurre i costi. Jaguar Land Rover ha messo a punto un piano per tagliarli di 2,5 miliardi di sterline (2,76 miliardi di euro).