Don Luigi Sturzo operò nell’Italia del primo dopoguerra «lacerata da divisioni ideologiche, economiche e sociali», difficoltà che «si ritrovano anche nel tessuto sociale della nostra Italia»: lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia per la messa pronunciata questa mattina a Roma in occasione del sessantesimo anniversario della morte del sacerdote siciliano e del centenario dell’appello ai «liberi e forti» che segnò la nascita del Partito popolare italiano. 

Un esempio «da imitare», un appello «ancora attuale», e uno stimolo ai cattolici di oggi a impegnarsi in politica – non in forma partitica perché «il partito è una parte» – e aiutare l’Italia a «ritrovare la via della concordia e della fraternità».

Il presidente della Cei ha celebrato messa nella centrale basilica dei Santi Apostoli, dove, ha ricordato, un secolo fa si riuniva in preghiera «un gruppo di credenti, guidati dal sacerdote siciliano don Luigi Sturzo, mentre intendevano mettersi all’opera per offrire il loro servizio politico all’Italia del primo dopoguerra lacerata da divisioni ideologiche, economiche e sociali: certamente alcune di quelle difficoltà le ritroviamo anche nel tessuto sociale della nostra Italia». Anni dopo, rammentando quel momento di preghiera, Sturzo, ha ricordato il porporato, scrisse: «Durante quest’ora di adorazione rievocai tutta la tragedia della mia vita. Non avevo mai chiesto nulla, non cercavo nulla, ero rimasto semplice prete: per consacrarmi all’azione cattolica sociale e municipale avevo rinunciato alla cattedra di filosofia; dopo venticinque anni ecco che abbandonavo anche l’azione cattolica, per dedicarmi esclusivamente alla politica. Ne vidi i pericoli e piansi. Accettavo la nuova carica di capo del partito popolare con l’amarezza nel cuore, ma come un apostolato, come un sacrificio». «Senza rinunciare a qualcosa di grande è impossibile fare qualcosa di grande», ha chiosato Bassetti.

L’appello di don Sturzo, ha detto Bassetti, è «ancora attuale» e «ci permette di cogliere in tutta la sua portata il valore storico-sociale dell’opera di don Sturzo, un uomo che, dall’esperienza concreta del suo vissuto di sacerdote, ebbe l’intuizione di chiamare a raccolta i cattolici liberi dalle pastoie e dagli interessi di parte e forti nello spirito, per offrire un servizio all’intero paese, lacerato da lotte sociali talora strumentalizzate da logiche di potere e da visioni contrastanti, sullo sfondo di uno scenario economico-sociale devastato dalla guerra e da povertà diffusa». 

Oggi, «a distanza di cento anni, questo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso. Risuona nell’animo di quanti sentono quella spinta ideale che vede nella difesa della vita e nella promozione umana il motivo di fondo di ogni impegno sociale», ha detto l’arcivescovo di Perugia.

«Dobbiamo ringraziare il Signore per aver donato all’Italia e alla Chiesa don Luigi Sturzo, che è stato insieme un uomo di Dio e un sacerdote che si è fatto annunciatore e testimone dell’amore del Signore verso gli uomini. Con tutta la sua vita ha affermato il primato di Dio e ha pagato di persona il suo impegno per la verità, la libertà, la giustizia, l’amore e la pace. Egli ha vissuto una spiritualità incarnata nel contesto sociale del suo tempo ed ha esercitato la sua carità pastorale attraverso un impegno culturale, sociale e politico d’ampio respiro», ha detto ancora Bassetti. 

«Carissimi, siamo di fronte alla storia di un uomo, di un sacerdote che ha percorso la strada della santità e dell’impegno cristiano attraverso un particolare impegno pubblico; egli lo ha fatto per amore del Cristo che ha scorto sofferente nei suoi concittadini nudi e affamati, lo ha fatto per amore della Chiesa, nella compagine laicale del suo tempo fortemente divisa e in conflitto; lo ha fatto per il suo amato Paese, che vedeva preda delle fazioni più estreme, nell’oscuramento dei valori della dignità umana e del progresso civile. Ricordando quell’ora intensa di preghiera, qui in questa insigne basilica chiediamo anche noi quest’oggi al Signore che volga il suo sguardo di amore e di misericordia sulla sua Chiesa e su tutta la società civile italiana perché possa ritrovare la via della concordia e della fraternità, e ogni uomo e ogni donna di questo Paese possa sempre veder riconosciuti i propri diritti nella solidarietà e nella giustizia».

Hanno assistito alla celebrazione, tra gli altri, l’ultimo segretario del Partito popolare italiano, Pierluigi Castegnetti, e l’ex ministro Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione parlamentare sul rapimento Moro.

«Ricordatevi di don Luigi Sturzo, dell’esempio che ci ha dato con la sua umanità, con la sua cultura, con la sua fede. Ricordatevi di quel suo appello, che rinnova lo spirito di servizio per ogni umanità futura, così attuale per i nostri giovani e i nostri giorni. Ricordatevi di don Luigi Sturzo, perché quel suo appello rimane assolutamente attuale per la dottrina sociale della Chiesa che si ispira al Vangelo, e il modo migliore di farne memoria è imitarne l’esempio», ha concluso Bassetti, che, a margine della messa, ha spiegato, interpellato dai giornalisti, che richiamare l’esempio del Partito popolare in tempi di populismi è una cosa distinta: «Quando io richiamo i cattolici all’impegno della politica intesa come servizio, al bene comune, alla persona, non mi riferisco a qualcosa di partitico, sennò siamo già al contrario di quel che dico, il partito è una parte. Mi riferisco a creare quelle condizioni per cui i cattolici si possano davvero impegnare». 

L’amore di Sturzo per i poveri non è infatti un epidermico sentimento di filantropia, né è dettato da un superficiale sentimentalismo, ma è un fatto consapevolmente cristiano fondato sulla «fratellanza comune per la divina paternità». Se Sturzo ritenne che i cristiani hanno «il compito» di «attuare nella storia» i valori cristiani dell’amore e della giustizia, «noi – ha aggiunto Bassetti – non siamo senza compiti: spesso siamo scolari negligenti rispetto ai compiti che ci affida il Signore e ci chiedono i fratelli». A chi gli domandava se la povertà sia «abolita», come l’attuale Governo ha avuto a dire, Bassetti ha commentato: «Quello che si fa per aiutare i poveri sempre ben venga, ma abolire la povertà sarà difficile perché ci sono fasce talmente profonde e incancrenite di povertà… Certo ogni tentativo di soluzione di questo problema è importante». 

Per il cardinale, che nei giorni scorsi ha ricordato la figura di Giulio Andreotti, ed ha spesso citato personalità quali Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Giorgio La Piraquel che oggi «manca un po’» è «la formazione alla politica, bisogna che ritroviamo in maniera moto seria delle scuole di pensiero politico, soprattutto per i giovani, che sono distanti, invogliarli e fare capire che come diceva Paolo VI, e faccio riferimento ai giovani cristiani, la politica è esercizio di carità e di santità». 

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