A Torino Nord torna a far discutere la costruzione di nuove moschee. L’ultimo caso è in via Porpora, dove si stanno ultimando i preparativi per un centro di preghiera. Ma, come sempre accade, monta la protesta di residenti e commercianti. Il nuovo luogo di preghiera nascerà al posto di un negozio di abbigliamento usato che ha chiuso i battenti a fine anno. Un fatto che ha spinto il proprietario a cercare un nuovo affittuario e la scelta è caduta sull’associazione culturale islamica che gestisce già la moschea di via Piossasco e ora ha intenzione di espandersi anche in Barriera di Milano. Negli spazi di via Porpora 29/21 i lavori procedono spediti, al punto che i tappeti coprono già i pavimenti , pronti per le funzioni religiose. A mancare sono però i permessi del Comune.

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L’associazione sostiene che nei prossimi giorni verrà un geometra dell’Urbanistica per valutare l’idoneità della struttura. Una pratica non ancora arrivata ai piani alti di Palazzo Civico. Tanto che il vicesindaco Guido Montanari sostiene di «non aver ancora avuto contatti con la realtà islamica».

«C’è già via Botticelli»

Ma intorno al nuovo centro di preghiera comincia a salire la preoccupazione dei residenti che non sono disposti ad accettare un’altra moschea a poche centinaia di metri da quella ospitata in via Botticelli. «Abbiamo provato ad instaurare un dialogo con i frequentatori della moschea - dice Roberto Visentin, farmacista -ma è impossibile comunicare con loro». Manuela Procacci: «Disturbano la quiete pubblica, soprattutto durante il Ramadan. E in più portano delinquenza: da quando si sono insediati non possiamo più attraversare i giardini in sicurezza». La protesta si è arricchita anche di una petizione lanciata da Fratelli d’Italia che, in un solo giorno , ha raggiunto le 100 firme. «Non ci stiamo a questo piano di islamizzazione incontrollata -protestano Maurizio Marrone e Valerio Lomanto, esponenti di Fd’I-, per questo abbiamo lanciato una raccolta firme per ripristinare la legalità di fronte all’abusivismo dilagante rappresentato da queste moschee». Le «barricate» contro le non poche moschee torinesi fanno emergere come la concentrazione dei luoghi di culto islamici riguardi soprattutto la periferia Nord della città. Più della metà dei centri islamici in regola con i permessi comunali sono raccolti in un fazzoletto all’interno di Barriera di Milano. A questi poi si aggiungono quelli abusivi, come in via Monterosa.

«Sono troppo chiusi»

Ma per la presidente della Circoscrizione «il problema non sono i numeri, ma la visibilità e l’apertura delle moschee verso il resto del quartiere - dice Carlotta Salerno-. Se il centro islamico non dialoga crescono diffidenza e paura. Un esempio? All’iniziativa “Moschee Aperte”’ partecipano solo le associazioni di via Sesia, Botticelli e Mottalciata. Perché le altre si ritraggono?».

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