Il Venezuela come la Siria. Mentre America ed Europa si compattano contro Nicolás Maduro, Cina, Russia e Iran si schierano al fianco del caudillo venezuelano. E, come per la Siria, vengono raggiunti dalla Turchia, un Paese in teoria nel campo occidentale. Da due anni e mezzo, però, la rotta impressa da Recep Tayyip Erdogan è cambiata, la prua è rivolta verso Est, soprattutto verso Mosca. E alla triangolazione Ankara-Mosca-Teheran, che ha portato alla disfatta dei ribelli siriani anti-Assad, si è aggiunta la triangolazione Ankara-Mosca-Caracas, che verte su scambi commerciali in crescita e affari opachi, legati alle esportazioni di oro per aggirare le sanzioni nei confronti dell’Iran.

(Gaidò ha usato il suo profilo Twitter per ringraziare i leader internazionali che lo hanno sostenuto: il tweet per Matteo Salvini)

Questi legami sempre più stretti hanno spinto Erdogan a una presa di posizione plateale. «Maduro, fratello mio! Resisti, noi siamo con te!» è stato l’incoraggiamento del reiss turco al leader venezuelano durante una telefonata. Il contenuto è stato rivelato dal portavoce della presidenza Ibrahim Khalil che ha precisato come «sotto la leadership del presidente Erdogan la Turchia manterrà il suo principio di opposizione ai tentativi di golpe». Il riferimento non è soltanto al tentativo di Juan Guaidó di deporre Maduro ma anche al fallito colpo di Stato del 15 luglio 2015, che Ankara attribuisce a un complotto dell’imam Fetullah Gulen, ordito dalla Pennsylvania. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha rincarato la dose e accusato gli Usa di «interferire negli affari interni» dei Paesi latinoamericani.

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Intervento catastrofico

Una posizione persino più netta di quella della Russia, che ha ammonito gli Stati Uniti a non intervenire militarmente perché sarebbe «una catastrofe». Anche Vladimir Putin ha parlato al telefono con Maduro, esprimendo il suo sostegno «al governo legittimo e costituzionale». Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha parlato di un «grave atto» di interferenza: «Sapete bene che diversi tentativi sono stati intrapresi per deporre Maduro, anche attraverso l’eliminazione fisica». Cina, Iran, Messico, Cuba, Uruguay, Bolivia si sono subito schierati con Maduro, assieme alla Siria e all’Hezbollah libanese. Si è delineato quindi un fronte ben preciso, simile a quello che ha sostenuto in questi anni Bashar al-Assad.

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La visita con tutti gli onori

Ma la scelta della Turchia pesa di più, proprio perché membro della Nato. Già a settembre Maduro era stato accolto con i massimi onori ad Ankara, mentre nel suo viaggio a Caracas a inizio dicembre Erdogan aveva concluso contratti per investimenti da 4,5 miliardi di dollari. Analisti israeliani hanno sottolineato come «subito dopo le dichiarazioni di Guaidó», l’uomo di affari Turgay Ciner sia volato prima a Mosca e poi nella capitale venezuelana «con il suo jet privato». Al centro ci sono i traffici di oro, con tonnellate di metallo prezioso spedite in Turchia che a sua volta le usa, secondo funzionari americani citati da Bloomberg, «per aggirare le sanzioni all’Iran».

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