Di Maio in soccorso di Salvini. E il leghista denuncia l’Ong

La Sea Watch in rada al largo di Siracusa. La procura: «Fate sbarcare i minori». Sul caso Diciotti cresce il malumore M5S

Di Maio in soccorso di Salvini. E il leghista denuncia l’Ong

I 5 Stelle si preparano a salvare il «Capitano» Matteo Salvini, il loro alleato di governo. Almeno a livello di vertice perché da Luigi Di Maio ad Alfonso Bonafede non fanno che sottolineare un fatto: quella sulla Diciotti è stata una decisione di tutto il governo. E poi, sottolineano fonti qualificate del M5S, qui non si tratta di garantire l’immunità, ma di «valutare se Salvini abbia o meno agito da ministro». E per loro non c’è alcun dubbio che abbia agito proprio come ministro dell’Interno. Non c’è tra i grillini una linea ufficiale e definitiva, perchè tra i senatori non mancano le contorsioni. E poi sono in attesa di capire cosa intende fare lo stesso Salvini: se farsi processare o meno.

Intanto Di Maio ha espresso la sua solidarietà al capo della Lega: e per lui concedere l’autorizzzione a procedere nei confronti di Salvini, per avere abusato dei suoi poteri, come è stato chiesto dal tribunale dei ministri di Catania, significherebbe far esplodere una bomba sotto il governo gialloverde. E questo qualche settimana prima del voto per le europee di maggio: mercoledì prossimo si riunisce la giunta per le autorizzazioni del Senato che avvia l’iter e ci vorrà circa un mese prima che la spinosa questione arrivi in aula. Ecco in pienissima campagna elettorale Salvini verrà “scudato” oppure si troverà ad affrontare un processo che trasformerà nella più grande ribalta mediatica per stravincere nelle urne. «Perchè quello che ancora in molti non hanno capito - spiegano nel Carroccio - che anche coloro che non condividono le idee di Matteo pensano che lui sia in buona fede, non dice no per interessi personali». Per non parlare poi - aggiungono i leghisti più vicini al capo- del significato che avrebbe un voto a favore dell’autorizzazione a procedere: «Creerebbe un precedente pericolosissimo, cioè ogni decisione politica potrebbe essere impugnata dalla magistratura».

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Il problema di Di Maio non è rispondere no al tribunale dei ministri ma non riuscire a garantire un voto granitico del suo gruppo al Senato. Anche perchè c’è una tradizione grillina sempre favorevole alle richieste della magistratura. «Spero - dice Gregorio De Falco, espulso dal gruppo - che il M5S sia coerente con la sua posizione storica. E poi Salvini a luglio non aveva detto che non si sarebbe avvalso dell’immunità?». De Falco non ha il problema di tenere in piedi il governo; ce l’ha invece il capogruppo in giunta per l’autorizzazione Michele Giarrusso che si trincera dietro ad uno dei più classici, «non abbiamo ancora deciso, dobbiamo leggere le carte». Proprio lui che è stato tra i più accesi accusatori, considerato un «manettaro». Poi invece Gianluigi Paragone è convinto che Salvini abbia già deciso di non sottrarsi al processo: «Quindi il problema neanche esiste. Noi non abbiamo mai negato alla giustizia un ministro o un parlamentare». Ma dalle parti di Di Maio osservano che Salvini non ha preso alcuna decisione: se chiede un voto al Senato difficilmente i grillini potrebbero votare sì all’autorizzazione.

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La giornata poi ha visto il braccio di ferro tra Italia e Olanda sul destino dei 47 migranti della nave Sea Watch, Il governo ha chiesto ad Amsterdam di prenderli in carico, visto che il vascello batte bandiera di quel Paese, l’Olanda ha risposto :«Non è nostra responsabilità». Salvini sta inoltre raccogliendo gli elementi per valutare una denuncia per tutti i membri dell’equipaggio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel frattempo la procuratrice per i minorenni di Catania, Caterina Ajello, chiede che possano sbarcare i minori non accompagnati presenti sulla Sea Watch. La risposta all’unisono di Salvini e Di Maio è stato un no. Si tratta di un «escamotage», dicono al Viminale, perchè risulta che non si tratta di bambini ma di ragazzi di 17 anni.

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