Per il momento l’unica ancora che tiene nella maggioranza è quella della Sea Watch ferma in rada davanti a Siracusa. Non scende nessun migrante e non sale nessuno, nemmeno i tre parlamentari Prestigiacomo, Maggi e Fratoianni che, a bordo di una barca, hanno cercato di avvicinare la nave della Ong per verificare la situazione bordo. Ai tre parlamentari di Forza Italia, LeU e +Europa non è stato permesso di avvicinarsi a meno di cento metri. Stallo totale anche a livello europeo: non ci sono Paesi disposti ad accogliere in quota parte dei 47 migranti. L’Olanda ha risposto ufficialmente che non ha alcun obbligo nonostante la Sea Watch batta bandiera olandese.

A salire a bordo dell’imbarcazione potrebbero invece essere le forze dell’ordine per valutare, come vuole Matteo Salvini, se ci sono «elementi per indagare sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Ovviamente a carico dell’equipaggio che a suo parere aiuta gli scafisti.

LEGGI ANCHE -Salvini pronto a denunciare l’equipaggio della Sea Watch. Procura al ministro: violati i diritti dei minori soli, fateli sbarcare

Il leader della Lega, a cui non sembra vero di giocare sul terreno fiorente di consensi anti-immigrazione, si spinge oltre. Usa lo schema che usava Silvio Berlusconi ai tempi dei suoi processi. Ci sarebbe «un’evidente invasione di campo di qualche giudice di sinistra che vuole fare politica». Si riferisce alla vicenda della Diciotti e alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di essere autorizzato a procedere per sequestro di persona. I tre giudici del tribunale catanese sarebbero motivati da finalità politiche. Ma per fortuna, dice il ministro dell’Interno, «sceglierà il Senato sull’evidente invasione di campo». Ecco, qui si entra nel terreno scivoloso dei rapporti dentro la maggioranza in cui cresce in maniera esponenziale l’imbarazzo dei 5 Stelle che dovranno votare sì o no alla richiesta dei «giudici di sinistra». Il premier Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sono per negare l’autorizzazione mentre Alessandro Di Battista e molti senatori sono contrari. Tutti i grillini, sia quelli pro sia contro, sognano che a levare loro le castagne dal fuoco sia lo stesso Salvini, il quale dovrebbe mostrare il petto e dire ai «giudici di sinistra»: «Bene, processatemi: l’immunità non mi serve».

La cosa più inverosimile è che mentre lo stesso Salvini continua a dire «sceglierà il Senato», alcuni importanti esponenti del M5S sostengono il contrario. Come fa Stefano Buffagni, che infila un paio di dichiarazioni poco amichevoli nei confronti dell’alleato. «Salvini ha detto che vuole essere processato. Crediamo sia la scelta giusta», osserva il sottosegretario agli Affari regionali, per poi aggiungere altro sulla Tav. Salvini vuole farla perché i suoi conti, e non quelli dei costi-benefici del ministro grillino Toninelli, dicono che l’opera conviene. Figuriamoci, risponde Buffagni che è l’uomo ombra di Di Maio: «La Lega sui numeri non è affidabilissima vista la recedente gestione dei soldi». Una stilettata sui 49 milioni di finanziamenti pubblici che la magistratura sta ancora cercando e che Salvini nega di avere nascosto.

L’altra botta di Buffagni è sull’autonomia regionale, argomento ipersensibile in Veneto e Lombardia. Il sottosegretario grillino afferma che si procede nei tempi previsti (teoricamente entro il 15 febbraio il governo dovrebbe presentare una proposta alle due Regioni e all’Emilia-Romagna). Ma «non è solo prioritaria l’autonomia, prioritario è anche il conflitto di interessi».

Insomma, rotte di collisioni. E ora c’è pure lo scontro sul Venezuela con Salvini e Di Battista contro e in difesa di Maduro.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

I commenti dei lettori