Per i migranti della Sea Watch 3, attualmente ormeggiata al largo del porto di Siracusa con 47 persone a bordo, scende in campo - come già avvenuto nel caso della Diciotti - la Conferenza episcopale italiana che si dice pronta ad accogliere i minori.

«Non siamo opposizione al governo, siamo fedeli al Vangelo. Stiamo parlando di vittime, non è una questione di fede ma un discorso di umanità. Davanti alle vittime non ci si può girare dall’altra parte. Il Mediterraneo non può trasformarsi in un muro. Ognuno deve fare la propria parte», afferma il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis.

Parole che fanno seguito a quelle pronunciate nelle scorse ore dal segretario generale dei vescovi italiani, monsignor Stefano Russo: «Pur condividendo che la risposta a un fenomeno così globale come quello migratorio chiama in causa tutti i Paesi europei, il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio».

Intanto, mentre i siracusani accorrono sulla costa per manifestare al grido di: «Fateli scendere!», la Comunità Giovanni XXIII, associazione internazionale di fedeli fondata nel ‘68 da don Oreste Benzi, fa sapere tramite il presidente Paolo Ramonda che: «Abbiamo comunicato alle autorità la nostra disponibilità e aspettiamo una risposta. Vogliamo aprire un varco di dialogo, la Cei sta facendo una mediazione per trovare una soluzione per queste persone, che vanno aiutate».

«Siamo pronti anche ad ospitare i genitori di quelli accompagnati se necessario», ha aggiunto Ramonda, spiegando che, se la mediazione andrà in porto, i migranti saranno ospitati presso la Casa “Annunziata” di Reggio Calabria. «Vogliamo lavorare per il bene comune. È assurdo uno scontro sociale su queste persone, che vanno accolte e integrate. La nostra disponibilità è per un atto di giustizia, in piena sintonia con la Cei».

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