Nicolas Maduro ringrazia l’Italia per l’appoggio, mentre i venezuelani scendono in strada per chiedere che lasci il potere. Migliaia di persone in piazza, nuove defezioni tra i militari, e l’annuncio che gli aiuti umanitari per il popolo affamato si concentreranno presto in tre luoghi per la distribuzione.

Questa è stata la crisi venezuelana ieri, vista dall’opposizione. Il regime invece ha risposto con una sua manifestazione per commemorare il 20° anniversario della rivoluzione chiavista.

Il presidente incaricato Guaidó aveva chiesto ai sostenitori di scendere in piazza in Venezuela e in tutto il mondo, per lanciare un messaggio di forza pacifico. Migliaia di persone hanno risposto, da Caracas ad altri luoghi dell’interno come San Juan de los Morros, Tucupita, Carúpano, La Guaira. I manifestanti non hanno sfidato la polizia, che in alcuni casi ha risposto promettendo che non avrebbe usato la forza per fermarli. «Oggi - ha detto Guaidó - annunciamo una coalizione mondiale per gli aiuti umanitari e la libertà in Venezuela. Già abbiamo tre luoghi dove confluiranno gli aiuti: il primo è Cúcuta (in Colombia ndr), gli altri due saranno in Brasile e su un’isola caraibica. Abbiamo tra 250.000 e 300.000 venezuelani in pericolo di vita. La prima assistenza umanitaria sarà destinata ai più vulnerabili». Quindi ha chiesto ai militari di consentite agli aiuti di entrare nel Paese e raggiungere le persone in difficoltà. Poi Guaidó ha ringraziato il Parlamento europeo per il riconoscimento, che però continua a mancare da parte della Ue. Francia, Germania Spagna si preparano ad annunciarlo, e il presidente ad interim ha detto che «chiederemo la protezione dei beni del Venezuela in Europa, affinché il regime non possa più rubare i soldi del popolo». Quindi ha detto che «nei prossimi giorni saranno nominati i vertici di Citgo». Guaidó ha risposto alla proposta di Messico e Uruguay per una conferenza il 7 febbraio prossimo, dicendo che non è interessato a partecipare, a meno che l’obiettivo dichiarato non sia definire i dettagli delle dimissioni di Maduro.

Il leader chavista punta sul sostegno dei militari per sopravvivere, ma ieri il generale di divisione e Director de Planificación Estratégica del Alto Mando Militar de la Aviación, Francisco Estéban Yánez Rodríguez, lo ha abbandonato passando con Guaidó: «Il 90% delle forze armate - ha detto - non sta con il dittatore». I simpatizzanti del regime si sono riuniti nella avenida Bolívar, e Maduro ha proposto ancora di anticipare le elezioni parlamentari previste nel 2020. È un trucco, che servirebbe a togliere ai rivali il controllo dell’Assemblea nazionale. Il problema sono le presidenziali che lui ha vinto l’anno scorso senza la partecipazione dell’opposizione, ma non vuole ripeterle perché sa che le perderebbe, se fossero tenute in maniera legale. Maduro invece ha notato le esitazioni del governo italiano, che ha ringraziato per l’appoggio. Il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi, però, gli ha risposto così: «Caro Nicolas Maduro lascia subito. Nessuna solidarietà da Roma. Non ti riconosciamo come presidente. Elezioni subito».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

I commenti dei lettori