Assicurare la distribuzione del cibo nello Yemen e lavorare per il bene della popolazione stritolata da fame e violenze. Mentre si scaldano i motori dell’aereo Alitalia che lo porterà ad Abu Dhabi, in quegli Emirati Arabi membri della coalizione guidata dall’Arabia Saudita responsabile della crisi nella regione («la peggiore crisi umanitaria provocata dall’uomo», secondo l’Onu), Papa Francesco durante l’Angelus in piazza San Pietro lancia un appello «alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti» affinché si eviti il definitivo tracollo nel Paese mediorientale.

«Con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen», dichiara il Pontefice affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico. «La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio», afferma Bergoglio. «Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i fratelli dello Yemen», esorta recitando insieme ai fedeli un’Ave Maria. «Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine, che sono in pericolo di morte. Portiamo con noi questo pensiero a casa», aggiunge a braccio.

Il Papa non dimentica poi la ricorrenza di oggi della Giornata per la Vita, sul tema “È vita, è futuro”. Dice di associarsi al Messaggio dei vescovi ed esprime l’«incoraggiamento alle comunità ecclesiali che in tanti modi promuovono e sostengono la vita», in particolare il Movimento per la Vita, presente in piazza con una delegazione (il Consiglio direttivo lo ha ricevuto invece ieri in Vaticano). «Si rende sempre più necessario un concreto impegno per favorire le nascite, che coinvolga le istituzioni e le varie realtà culturali e sociali, riconoscendo la famiglia come grembo generativo della società», afferma Francesco che ieri ha ribadito il suo stigma sulla pratica dell’aborto che «mai può essere considerato un diritto umano». 

L’Angelus di questa domenica è poi caratterizzato dalla presenza di due bambini delle parrocchie romane in rappresentanza dell’Azione Cattolica Ragazzi che conduce la tradizionale “Carovana della Pace”, quest’anno con lo slogan “La pace è servita”. L’iniziativa apre inoltre i festeggiamenti dei 150 anni di fondazione dell’associazione. Francesco saluta «con grande affetto» tutti i membri, accompagnati dal cardinale vicario Angelo De Donatis, e augura loro di «essere gioiosi testimoni di pace e di fraternità». Poi passa la parola ai due giovani che, affacciati alla finestra a fianco a lui, pronunciano il loro messaggio al Successore di Pietro: «Siamo tornati da te per dire a tutti in modo forte e chiaro che vogliamo la Pace! Se non si fosse capito bene: vogliamo la Pace!!!», urlano. E lanciano i palloncini di vari colori «simbolo delle nostre preghiere per la pace nel mondo»

Nella sua catechesi, Papa Francesco si è soffermato invece sul Vangelo di oggi che mostra il rifiuto degli abitanti di Nazareth verso Gesù, stupiti «nel vedere che uno del loro paese, “il figlio di Giuseppe”, pretende di essere il Cristo, l’inviato del Padre». Loro vogliono che Cristo faccia miracoli come nei paesi vicini. Ma Gesù, che legge nel cuore e nella mente di queste persone, «non vuole e non può accettare questa logica, perché non corrisponde al piano di Dio: Dio vuole la fede, loro vogliono i miracoli; Dio vuole salvare tutti, e loro vogliono un Messia a proprio vantaggio», spiega il Papa. 

Ciò che accade è quasi paradossale: di fronte a questo invito ad aprire i cuori alla «gratuità» e alla «universalità» della salvezza, i cittadini di Nazaret si ribellano e addirittura assumono un atteggiamento aggressivo che degenera al punto da cacciare Gesù fuori della città e condurlo sul ciglio del monte, per gettarlo giù. «Questo Vangelo ci mostra che il ministero pubblico di Gesù comincia con un rifiuto e con una minaccia di morte, paradossalmente proprio da parte dei suoi concittadini», evidenzia Francesco. «Gesù, nel vivere la missione affidatagli dal Padre, sa bene che deve affrontare la fatica, il rifiuto, la persecuzione e la sconfitta. Un prezzo che, ieri come oggi, la profezia autentica è chiamata a pagare. Il duro rifiuto, però, non scoraggia Gesù, né arresta il cammino e la fecondità della sua azione profetica. Egli va avanti per la sua strada, confidando nell’amore del Padre». 

Anche oggi il mondo ha bisogno di vedere questo, di vedere, cioè, «nei discepoli del Signore dei profeti, delle persone coraggiose e perseveranti nel rispondere alla vocazione cristiana», afferma Bergoglio. «Persone che seguono la “spinta” dello Spirito Santo, che le manda ad annunciare speranza e salvezza ai poveri e agli esclusi», che «seguono la logica della fede e non del miracolismo», che si dedicano «al servizio di tutti, senza privilegi ed esclusioni». 

Dopo la preghiera mariana, al momento dei saluti, il Papa ricorda che il 5 febbraio, nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, milioni di uomini e donne celebreranno il capodanno lunare: «Desidero salutare tutti cordialmente, augurando che nelle loro famiglie si pratichino quelle virtù che aiutano a vivere in pace con sé stessi, con gli altri e con il creato. Invito a pregare per il dono della pace, da accogliere e coltivare con il contributo di ciascuno», dice. 

Preghiere il Pontefice ne chiede anche per la sua storica visita negli Emirati Arabi che inizia oggi, la prima di un Papa nella Penisola arabica: «Un viaggio breve ma importante», sottolinea, «per favore, accompagnatemi con la preghiera».

I commenti dei lettori