È un «momento freddo» nei rapporti tra Santa Sede e governo italiano, «ma qualche contatto c’è»: lo certifica Andrea Riccardi, storico del cristianesimo, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi e della revisione del Concordato. «A tutt’oggi i rapporti sono freddi, ma qualche contatto c’è», ha detto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio in un incontro organizzato dalla Sala stampa estera a Roma, sottolineando a titolo di esempio che «sul grande tema dei migranti la Chiesa di Papa Francesco ha una posizione molto diversa dal governo italiano».

Ad ogni modo, ha detto Riccardi, «mi sembra che la questione cattolica per i politici italiani sia ancora importante. Lo è stata per il Pd, sebbene non per Renzi, lo è per la Lega, che cerca rapporti con quel mondo, come si evince anche da Salvini che espone il crocifisso e il Vangelo in campagna elettorale». Quanto allo specifico del segretario della Lega, «mi sembra che abbia rapporti in particolare con quelli che sono a lui favorevoli, come il cardinale Burke», critico nei confronti di Papa Francesco, «ma cerca anche rapporti con l’istituzione e il Papa», ha detto Riccardi, sottolineando il fatto che il vicepremier «è ministro dell’Interno ed ha per questo anche la possibilità di un rapporto ufficiale». Tuttavia, «mi sembra che da parte vaticana non si voglia un rapporto di grande livello con le autorità di Governo, il premier Conte è stato ricevuto dal Papa, ma in generale il tono è di basso profilo».

Per Riccardi, più fondamentalmente, è giusto chiedersi se il regime concordatario reggerà con questa freddezza: «Credo di sì, ma non sono profeta né mago, ma storico». E ancora, ci si può domandare: «L’attuale populismo accetterà una società di corpi sociali intermedi di cui la Chiesa è parte cospicua? Alcuni hanno avvertito che l’aumento dell’Ires, poi rientrato, è stato un segno di diffidenza». Un’altra «domanda di fondo» che è giusto porsi è: «I cattolici di base sono leghisti o no? Quanti sono leghisti? A Bergamo mi hanno raccontato di un signore di Bergamo che manifestava in piazza con la Lega contro gli stranieri e poi alle 17 è andato via perché ha spiegato che aveva il turno in parrocchia nel centro per gli immigrati: un caso molto italiano!». 

Per Riccardi, «certo il clima che c’è in Italia» sulla questione migratoria «non piace al Papa e alla Chiesa» ma, più in generale, «non ci sono oggi nel mondo Governi così vicini alla Santa Sede: c’è una certa solitudine della Santa Sede. Non mi sembra emergano figure capaci di accompagnare il Papa nel suo ministero. Quel che è certo è che Papa Francesco nonostante le critiche è un grande player internazionale di cui non si può non tenere conto».

All’avvicinarsi del tradizionale incontro organizzato giovedì prossimo 14 febbraio, come ogni anno, alla sede dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, a Villa Borromeo, tra Italia e Santa Sede, Riccardi ha sottolineato che l’evento è circondato da un «mito giornalistico» ed ha ricordato la genesi dell’appuntamento, nato quando, in occasione dell’intervento militare degli Stati Uniti in Iraq, con Francesco Cossiga presidente della Repubblica, c’erano «rapporti difficili» tra le due sponde del Tevere. All’incontro, nel corso degli anni divenuto «rituale», si parla «di varie cose: come diceva un amico – ha proseguito Riccardi con humor – si parla più di tassazione delle acque reflue che di grandi problemi». L’ex ministro alla Cooperazione del governo Monti ha poi ricordato di aver preso parte due volte ufficialmente al vertice tra esecutivo italiano e delegazione vaticana, nel 2012 e poi nel 2013, «quando il Papa (Benedetto XVI) era dimissionario, il governo era dimissionario, e in Parlamento non si riusciva a eleggere il presidente della Repubblica: nessuno era nel pieno dei suoi poteri ed era una specie di incontro di fantasmi», ha aggiunto Andrea Riccardi con un sorriso.

All’incontro presso la Stampa Estera, Riccardi ha ripercorso la storia dei Patti lateranensi (1929) e della revisione del Concordato (1984), impreziosendo il racconto di aneddoti quali la battuta che si racconta l’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, socialista, avrebbe rivolto, prima di firmare la revisione, al quadro di Garibaldi che teneva appeso nel suo studio: «Spero che ci perdonerai». Il regime concordatario vigente in Italia, ha riassunto lo storico, è «molto moderno» ed è fondato «non sull’idea di separazione netta ma di collaborazione» tra Stato e Chiesa, ciascuno nel suo ambito. 

Interpellato sulla crisi degli abusi sessuali, Riccardi ha detto che si tratta di una «grande tempesta» sottolineando che «la Chiesa ha già affrontato molte tempeste», ha notato che Papa Francesco ha affrontato la questione «con molta severità, seguendo e ampliando la linea di Benedetto XVI», ed ha espresso la convinzione che al prossimo vertice convocato dal Papa a fine febbraio in Vaticano con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo anche gli episcopati di zone geografiche dove il tema è meno sentito vengano «sensibilizzati». 

Sul fondo, per lo storico del cristianesimo, emerge sempre più un «nodo», e non solo nella vicenda degli abusi, ossia la tendenza del mondo alla «frantumazione», come emerge in seno all’ortodossia, all’islam ma anche alla cattolicità, ha detto Riccardi citando l’esempio delle posizioni dei vescovi statunitensi e polacchi in dissonanza con quelle del Papa regnante. Quanto alle critiche al Papa indirizzate anche da alcuni cardinali, quali Raymond Leo Burke, Gerhard Ludwig Mueller o Zen Ze-kiun, Riccardi ha invitato i cronisti della Stampa Estera a «non lasciarsi ingannare da quello che dicono i curiali. Criticano ma non rompono. Ricordo quel che disse monsignor Lefebvre di ritorno da un viaggio a Roma: “Ci sono tre cardinali che hanno le mie stesse idee”. Poi fece lo scisma e quei cardinali non lo seguirono. Un contro è parlare male della moglie, un altro conto è separarsi».

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