È sempre più solida la collaborazione internazionale del Vaticano in materia di contrasto al riciclaggio di denaro sporco. Lo ha rilevato l’avvocato Gian Piero Milano, promotore di Giustizia del Vaticano, inaugurando l’Anno giudiziario dello Stato Pontificio. Una tendenza che si inserisce nel pıù generale quadro della «canonizzazione» del diritto internazionale, ossia della sua recezione nel diritto canonico. Nella sua relazione, il procuratore generale vaticano ha fatto il punto dell’attività giudiziaria nell’anno appena trascorso, ricordando fatti note alle cronache – le condanne per detenzione di materiale pedopornografico di un diplomatico vaticano di stanza nella nunziatura a Washington, e quelle per reati finanziari dell’imprenditore Angelo Proietti e dei passati vertici dello Ior – ma ha altresì rivelato che sono in corso ulteriori indagini, con un nuovo rinvio a giudizio, per antiriciclaggio. Tra i suggerimenti per un’evoluzione legislativa vaticana, Milano ha prospettato l’introduzione del reato di usura e l’affidamento dei condannati ai servizi sociali. 

Nell’anno appena trascorso, ha detto Milano, «l’Ufficio del Promotore di Giustizia ha così sviluppato in stretta collaborazione con la Segreteria di Stato, l’Autorità di Informazione Finanziaria ed il Corpo della Gendarmeria, una intensa attività di rapporti con il Comitato Moneyval, in preparazione della valutazione definitiva prevista per la fine del 2020». A marzo 2018 Roberto Zannotti, responsabile della sezione specializzata in materia di criminalità economica dell’Ufficio del Promotore di Giustizia, insieme con Carlo Bonzano, Giudice del Tribunale vaticano, hanno partecipato ad un gruppo di lavoro sul tema a Strasburgo e si è recato nuovamente a Strasburgo a dicembre per un confronto sulle metodologie e tecniche di contrasto al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo. Occasioni che hanno dato la possibilità «di far conoscere i progressi compiuti nell’attività di prevenzione del riciclaggio, realizzati in un contesto statuale particolare come quello vaticano, caratterizzato dalla mancanza di un’economia di mercato e della libertà d’impresa, e dunque di per sé meno vulnerabile rispetto alla più gran parte degli altri ordinamenti».

Sul piano dei risultati, «una prima, concreta risposta alle generali aspettative è giunta nell’anno appena trascorso, con la condanna – la prima per il nostro ordinamento – per reato di “autoriciclaggio”; si trattava di un imprenditore nel settore edilizio (Proietti, ndr) che aveva patteggiato in Italia una condanna per bancarotta fraudolenta, e risultava aver depositato parte dei proventi della propria attività imprenditoriale su un rapporto bancario in Vaticano; rapporto da tempo sequestrato presso l’Istituto per le Opere di religione. L’insieme di questi elementi, opportunamente correlati, ha portato alla condanna dell’imputato ad una pena detentiva di 2 anni e sei mesi e alla confisca delle somme a suo tempo sequestrate.

Sempre in argomento, nel corso dell’anno 2018 – ha detto ancora Milano – è stato avviato avanti al Tribunale, all’esito di una complessa attività di indagine che ha coinvolto altre giurisdizioni, un giudizio nei confronti dei passati vertici di un’istituzione finanziaria vaticana accusati di reati tra i quali il riciclaggio e l’autoriciclaggio. Una delicata e complessa fattispecie che ha avuto ulteriori, recenti sviluppi nei primi mesi dell’anno appena appena iniziato, con la richiesta – ha reso noto il Pg vaticano – di rinvio a giudizio di un altro soggetto, anch’esso indagato a titolo di concorso negli stessi reati. Altri casi, sempre su segnalazione dell’Autorità di Informazione finanziaria, sono al vaglio degli inquirenti e della Gendarmeria».

Con sentenza pubblicata il 4 aprile 2018, ha poi ricordato Milano, il Tribunale ha condannato «al pagamento di € 47.639.204,66 ed al rifacimento delle spese processuali» Paolo Cipriani e Massimo Tulli, l’ex direttore generale dello Ior e il suo vice, per «gravi violazioni dei doveri da cui erano gravati nella loro attività di gestione e non hanno adempiuto con adeguata diligenza, prudenza e perizia a tutti i compiti loro affidati, tenuto conto, in particolare, che agivano in qualità di amministratori di una persona giuridica canonica pubblica». Avverso la sentenza, ha ricordato Milano, è stato presentato appello.

Proprio in applicazione di questa previsione normativa, ormai recepita a livello internazionale, l’Ufficio del Promotore di Giustizia ha ricevuto, nell’anno trascorso, su iniziativa di una omologa autorità giudiziaria extracomunitaria, notizie e documenti che hanno consentito di approfondire accertamenti a carico di persone già indagate in Vaticano; nel caso, si trattava di cittadini italiani attivi anche nel nostro ordinamento, rinviati poi a giudizio - grazie anche ai documenti acquisiti per cooperazione internazionale - per riciclaggio ed autoriciclaggio, come da iniziale segnalazione dell’Autorità di Informazione Finanziaria. È la tangibile riprova della rilevanza, a volte determinante, di tali modalità di azione ai fini del contrasto alla criminalità finanziaria, e della concreta disponibilità del nostro ordinamento, in fase rogatoriale sia attiva che passiva, a sviluppare le attività di cooperazione.

 

Il Promotore di Giustizia vaticano ha sottolineato come la cooperazione internazionale sia oliata anche a livello di rogatorie. Nell’anno trascorso sono state avanzate sei richieste di cooperazione internazionale ad altrettante autorità straniere (sono dieci in tutto le richieste dal 2012 al 2018) e l’anno scorso è pervenuta una sola richiesta rogatoriale da autorità straniere, un dato interpretabile, secondo Milano, «come sintomatico dell’efficacia delle azioni intraprese tra i vari attori del sistema interno antiriclaggio per ridurre al massimo eventuali spazi di operatività della criminalità finanziaria internazionale».

Sempre in materia di prevenzione del riciclaggio, nel corso dell’anno passato l’Autorità di Informazione Finanziaria ha trasmesso all’Ufficio del Promotore sette rapporti di operazioni sospette, che hanno dato luogo all’apertura di altrettanti fascicoli di atti. Nella maggior parte dei casi le ipotesi di reato presupposto riguardano fatti di frode ed evasione o elusione fiscale e «va rilevato che talora si tratta di situazioni complesse e strutturate nel settore finanziario, come la turbativa del mercato in Stati esteri», ha chiosato il procuratore generale sottolineando in particolare il «prezioso ausilio» garantito in materia dalla Sezione di Polizia giudiziaria del Corpo della Gendarmeria, particolarmente attiva anche alla cooperazione con omologhi organi stranieri, sempre di concerto con l’Ufficio del Promotore, «e che ha attinto a lusinghieri risultati».

In questo settore «è particolarmente attiva, per comprensibili motivi, la collaborazione con l’Italia ed in particolare con la Guardia di Finanza» e «in questo ambito, merita di essere menzionata una delicata, complessa attività di verifica recentemente compiuta a carico di una società commerciale italiana, per un’ipotesi di riciclaggio evidenziata da indagini coordinate dall’Ufficio del Promotore in cooperazione con la Gendarmeria, e, per la parte italiana, il Corpo della Guardia di Finanza». 

Papa Francesco ha peraltro aumentato signifıcativamente quest’anno l’organico dei giudici vaticani e, in particolare, ha nominato consulente delle strutture previste dall'Ordinamento Giudiziario nello Stato della Città del vaticano in materia economica, tributaria e fiscale il Generale Saverio Capolupo, già Comandante Generale della Guardia di Finanza della Repubblica Italiana. 

Più in generale, il Promotore di Giustizia vaticano ha sottolineato che il processo di adeguamento dello Stato Pontificio alla normativa internazionale, avviato da Benedetto XVI ha trovato compimento con il pontificato di Papa Francesco: con il 2018 si è infatti «concluso un quinquennio di profondi mutamenti avviati, nel luglio 2013, a pochi mesi dall’inizio del pontificato di Papa Francesco, che costituiscono una linea di demarcazione, un tornante nello sviluppo della legislazione dello Stato, e come tali richiedono un breve cenno in questa sede». Processo che «in termini sintetici potremmo definire di “canonizzazione” del diritto internazionale».

 

L’avvocato Milano ha ricordato l’introduzione nell’anno appena trascorso di due nuove leggi: la legge n. CCLVII del 28 settembre 2018 recante norme in materia di abusi di mercato, che «ripropone in formulazione aggiornata e con più ampio campo di applicazione alcune disposizioni già previste dalla legge n. CXXVII del 2010», e, «di più ampia portata ed incisività», il Decreto n. CCLXXVII del Presidente del Governatorato, emanato ed entrato in vigore il 10 dicembre 2018 e recante “disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali”. Quanto al futuro, il Pg vaticano ha formulato alcuni suggerimenti: l’opportunita’ di introdurre «una specifica norma che preveda il reato di usura, soprattutto per fondare una ipotesi delittuosa che funga da reato presupposto del reato di riciclaggio, assai più pericoloso ed attuale soprattutto nelle logiche di cooperazione internazionale»; il «reato di evasione fiscale commesso all’estero»; ma anche alcune la necessıta’ di alcune modifiche della procedura processuale, o, in tema di esecuzione penale, l’introduzione della «pena alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale; ciò – ha spiegato – potrebbe avvenire per tutte le condanne a pene sino a quattro anni di reclusione, ovviamente prevedendo modalità attuative in grado di realizzare prospettive di recupero e reinserimento sociale dei condannati».

Tra gli altri crimini e delitti menzionati da Milano, quello dell’abuso sessuale dei minori e’ stato richiamato in particolare in merito alla nota vicenda della condanna del consigliere di nunziatura a Washington, monsignor Carlo Alberto Capella, condannato a cinque anni di reclusione, definitivi in assenza di appello. Sono poi tuttora in corso le «indagini riguardanti fatti che sarebbero stati perpetrati all’interno di una struttura formativa, tra alcuni giovani frequentatori», l’Istituto Pio IX: «Una delicata fattispecie, che ha richiesto un’ampia ed articolata attività istruttoria e nella quale occorre procedere con la massima cautela e nella conveniente riservatezza. Quel che si può dire, allo stato – ha sottolineato Milano – è che l’opera degli inquirenti è tesa al più rigoroso accertamento dei fatti e alla valutazione di specifiche questioni di carattere procedimentale, suscettibili di incidere sul prosieguo della vicenda», ha detto il Promotore di Giustizia ricordando l’inasprimento delle pene voluto da Papa Francesco sin dall’inizio del Pontificato.

Oltre al consueto numero di furti, scippi e truffe avvenuti, prevalentemente a danno dei turisti, in Vaticano, il Pg ha poi ricordato che «tra le attività di polizia giudiziaria a carattere internazionale, rientra anche quella del contrasto dei crimini informatici. Nell’anno trascorso sono state condotte diverse attività di oscuramento di siti web contenenti aspetti diffamatori dello Stato e/o della Santa Sede, ed alla chiusura di account di posta elettronica per attività correlate ai reati di truffa o di furto di identità virtuale».

I commenti dei lettori