La protezione dei minori nella Chiesa è «una sfida urgente del nostro tempo». Per questo papa Francesco ha voluto il summit: «Come atto di forte responsabilità pastorale». Lo dice all’Angelus di oggi in Piazza San Pietro, lanciando un appello a pregare per l’incontro che si svolgerà da giovedì 21 a domenica 24 febbraio.

Il Pontefice, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico, esordisce ricordando che il Vangelo odierno presenta le Beatitudini nella versione di San Luca. Il testo si articola «in quattro beatitudini e quattro ammonimenti formulati con l’espressione “guai a voi”. Con queste parole - spiega il Vescovo di Roma - forti e incisive, Gesù ci apre gli occhi, ci fa vedere con il suo sguardo, al di là delle apparenze, oltre la superficie, e ci insegna a discernere le situazioni con fede».

 

Cristo dichiara «beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, i perseguitati; e ammonisce coloro che sono ricchi, sazi, ridenti e acclamati dalla gente». 

Il motivo di questa «paradossale beatitudine sta nel fatto che Dio è vicino a coloro che soffrono e interviene per liberarli dalle loro schiavitù; Gesù vede questo, vede già la beatitudine al di là della realtà negativa. E ugualmente il “guai a voi”, rivolto a quanti oggi se la passano bene, serve a “svegliarli” dal pericoloso inganno dell’egoismo e aprirli alla logica dell’amore, finché sono in tempo».

 

La pagina del Vangelo di oggi esorta quindi a riflettere sul senso «profondo dell’avere fede, che consiste nel fidarci totalmente del Signore». Si tratta di «abbattere gli idoli mondani per aprire il cuore al Dio vivo e vero; Egli solo può dare alla nostra esistenza quella pienezza tanto desiderata eppure difficile da raggiungere». 

Francesco osserva che sono tanti, «infatti, anche ai nostri giorni, quelli che si propongono come dispensatori di felicità: promettono successo in tempi brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche ad ogni problema, e così via». Dunque avverte: «Qui è facile scivolare senza accorgersi nel peccato contro il primo comandamento: l’idolatria, sostituire Dio con un idolo. Idolatria e idoli sembrano cose di altri tempi nota - ma in realtà sono di tutti i tempi! Descrivono alcuni atteggiamenti contemporanei meglio di molte analisi sociologiche».

Perciò il Figlio di Dio «ci apre gli occhi sulla realtà. Siamo chiamati alla felicità - afferma il Papa - ad essere beati, e lo diventiamo fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna». Poi sottolinea: «Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio - e questo è molto importante: “Signore ho bisogno di te” - e se, come Lui e con Lui, stiamo vicino ai poveri, agli afflitti e agli affamati». E anche «noi lo siamo davanti a Dio: siamo poveri, afflitti, siamo affamati davanti a Dio. Diventiamo capaci di gioia ogni volta che, possedendo dei beni di questo mondo, non ne facciamo degli idoli a cui svendere la nostra anima, ma siamo capaci di condividerli con i nostri fratelli». 

Le Beatitudini di Gesù sono un messaggio «decisivo, che ci sprona a non riporre la nostra fiducia nelle cose materiali e passeggere, a non cercare la felicità seguendo i venditori di fumo – che tante volte sono venditori di morte – i professionisti dell’illusione». Non bisogna seguire «costoro, perché sono incapaci di darci speranza». 

Occorre invece affidarsi al Signore: Lui «ci aiuta ad aprire gli occhi, ad acquisire uno sguardo più penetrante sulla realtà, a guarire dalla miopia cronica che lo spirito mondano ci contagia». Con la Sua Parola «paradossale ci scuote e ci fa riconoscere ciò che davvero ci arricchisce, ci sazia, ci dà gioia e dignità. Insomma, quello che veramente dà senso e pienezza alla nostra vita». 

Dopo la Preghiera mariana, ecco l’appello del Papa per questa settimana così importante per la Chiesa: «Da giovedì a domenica prossima avrà luogo in Vaticano un incontro dei Presidenti di tutte le Conferenze Episcopali sul tema della protezione dei minori nella Chiesa. Invito a pregare per questo appuntamento, che ho voluto come atto di forte responsabilità pastorale davanti a una sfida urgente del nostro tempo».

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