I Cinque stelle sono stati leali con Salvini. Non teme, governatore Zaia, che possano pretendere da voi della Lega qualcosa in cambio?

«E perché mai? La loro è una scelta libera, secondo coscienza, di buonsenso. Mi rifiuto di pensare a scambi di prigionieri. Salvini stesso - lo ha dichiarato - avrebbe accettato qualunque verdetto. Comunque sia, la nostra stella polare rimane il contratto di governo».

Anche sull’autonomia?

«Non ci piove. Il Veneto ha presentato un progetto che rispecchia le 23 materie previste dalla Costituzione, dunque rientra perfettamente nella legalità repubblicana. Il confronto riguarda semmai il contenuto specifico degli accordi. Il 15 febbraio si sono conclusi i tavoli tecnici, stiamo aspettando le controproposte del governo sui punti in sospeso: infrastrutture, sanità, beni culturali e ambiente. Io non ho motivo per essere pessimista»

Non teme agguati?

«No, perché la Lega è inguaribilmente federalista. Quanto al M5S, se si mettesse di traverso vorrebbe dire che là comandano le Nugnes e i De Falco, dunque lo escludo. Ma soprattutto, dietro di noi ci sono i cittadini. Al referendum sull’autonomia del Veneto hanno partecipato in 2milioni 328 mila; sarebbero stati addirittura di più se le campane non si fossero messe a suonare quando è stato superato il quorum, dissuadendo molti. Senza i referendum, non saremmo nemmeno qui a parlarne».

Però le resistenze aumentano. Da dove vengono?

«Dal conservatorismo innato delle burocrazie ministeriali, che non vorrebbero perdere potere. E poi sono frutto dell’ignoranza, intesa come cattiva conoscenza di quanto stiamo mettendo in piedi».

Si riferisce a quei vescovi che vi accusano di spaccare l’Italia?

«Ho letto le critiche di monsignor Santoro. Concedo a tutti la scusante di non aver approfondito le carte, e sono a disposizione se la Conferenza episcopale desiderasse farsi chiarire dei dubbi. Io divento matto quando sento dire che stiamo preparando la secessione dei ricchi».

Sono in tanti a sospettarlo.

«Allora mi spieghino quale danno potrà ricevere la Calabria quando il Veneto sceglierà i sovrintendenti dei Beni culturali (Sicilia e Trentino Alto Adige già le gestiscono senza che nessuno abbia mai obiettato); che conseguenze negative avrà mai la Campania se noi finalmente potremo fare le valutazioni di impatto ambientale, oppure la Puglia se i veneti amministreranno il demanio».

Allora le sarà sfuggito il manifesto dei medici di Bari, con quella ragazza malata che teme di non essere più curata al Nord...

«Sono senza parole. Invece di domandarsi come mai da certe zone i pazienti scappano disperati, si attacca l’autonomia del Veneto che ancora non c’è. Tutte le Regioni hanno avuto, nei decenni, le stesse opportunità. Non è colpa mia se qualcuno ha puntato sulle cliniche private, o non ha applicato i costi standard, o per gli stessi servizi spende venti volte più che da noi. Le vere vittime sono i cittadini del Sud, una foresta che oggi non ha voce. L’autonomia è l’unica possibile via d’uscita anche per loro».

Sull’autonomia il Parlamento vorrà dire la sua. Qualcosa in contrario?

«Finché siamo a livello di bozze, è molto opportuno che le Camere ne discutano e diano indicazioni. Una volta però che l’intesa tra lo Stato e la Regione Veneto sarà stata firmata, il Parlamento dovrà pronunciarsi con un sì o con un no, senza emendare. Non lo dico io, è scritto nella Costituzione».

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