E’ ripreso questa mattina il processo per la morte di Luisa Bonello, il medico savonese trovato senza vita il 19 settembre del 2014 nella sua casa al civico 17 di via Genova. Una vicenda per la quale sono a giudizio l’allora comandante della polizia postala di Savona Alberto Bonvincini per omicidio colposo, circonvenzione d’incapace, truffa e falso, Mauro Acquarone, ex marito della vittima e medico, accusato anche lui di omicidio colposo, e il dottor Roberto Debenedetti, medico curante di Bonvicini, che secondo la Procura avrebbe rilasciato dei certificati falsi utilizzati dall’ispettore per giustificare l’assenza dal lavoro mentre, sempre secondo la tesi dell’accusa, sarebbe stato impegnato in attività personali.

Secondo la Procura non ci sono dubbi sul fatto che la dottoressa Bonello si sia suicidata, ma il pm Giovanni Battista Ferro ritiene che non sia stato fatto abbastanza per impedire che la dottoressa continuasse a tenere in casa diverse armi, tra cui la pistola con la quale quel 19 settembre si era sparata.

Tra i testimoni ascoltati oggi in aula anche l’ex vescovo di Savona Vittorio Lupi.

«La dottoressa Bonello - ha ricordato il vescovo - mi era stata presentata da Don Nino Maio come candidata a diventare Ministro dell’Eucarestia, per portare la comunione ai malati. Io non ero d’accordo perché non mi aveva fatto una bella impressione, mi sembrava poco equilibrata. Per questo ero un po’ titubante ed avevo fatto resistenza, ma poi avevo accolto la richiesta».

«Dopo un po’ di tempo però - ha proseguito Lupi - ho scoperto che teneva l’eucarestia in casa e la portava ai malati ed ai suoi pazienti. Io le dissi che non poteva farlo e lei mi disse che gliela portavano dei sacerdoti romeni. A quel punto le ho tolto il ministero e lei ha incominciato ad avercela con me. I rapporti che prima erano buoni, si sono deteriorati e lei ha fatto combutta con Zanardi che mi accusava di proteggere i preti pedofili»

«Dopo la revoca del ministero mi mandava messaggi minatori dicendo che aveva una pistola e che la sapeva usare molto bene. Diceva che sarebbe andata in Vaticano, ma alla sua tempesta di messaggi io non ho mai risposto e ho deciso di parlare con la polizia postale. Ho parlato con un amico poliziotto, Luca Marchese, che mi ha detto di rivolgermi all’ispettore Bonvicini. Gli ho mostrato i messaggi e mi ha detto di non preoccuparmi, che ci avrebbe pensato lui. La Bonello però ha continuato a mandare messaggi minatori, anche se più di rado, fino a pochi giorni prima del suicidio».

Quanto al rapporto tra Luisa Bonello e Don Nino Maio, l’ex vescovo di Savona ha precisato: «Lei curava don Maio, che aveva un problema a dormire, con degli psicofarmaci. Io non so se lei abbondasse nel darglieli o se forse lui ne prendeva di più, ma in diverse occasioni era caduto per terra e così è stato ricoverato in una clinica di La Spezia su mia iniziativa e della sua famiglia per chè si disintossicasse e tenerlo lontano dalla Bonello. È stata una coincidenza che sia tornato a Savona proprio il giorno dopo il suicidio».

Sulla questione della lotta ai preti pedofili, Vittorio Lupi ha ricordato: «La Bonello, ancora prima della richiesta di diventare ministro dell’eucarestia, mi aveva detto che conosceva giovani abusati sessualmente. Io le dissi di portarli da me oppure di andare a fare una denuncia. Quando le tolsi il ministero dell’eucarestia si è messa in combutta con Zanardi ed è andata in Vaticano per chiedere un’udienza al Papa e al segretario di Stato. Le è stata concessa, ma ha visto il Santo Padre da dietro una transenna, come molti altri fedeli. In quell’occasione lei ha portato molto materiale sulla pedofilia a Savona, ma erano documenti già noti, che erano già stati messi in rete».

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