Gli abusi dei minori sono «un orribile crimine», però sono «solo parte di una crisi ben più vasta» che ha investito la Chiesa. L’urgenza è affrontare e sradicare la «piaga» dell’omosessualità nel clero. Non hanno dubbi il cardinale tedesco Walter Brandmueller e il porporato americano Raymond Leo Burke, che hanno scritto una lettera aperta ai capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo, pubblicata alla vigilia del summit in Vaticano contro la pedofilia. Brandmueller e Burke sono due dei quattro estensori dei «dubia» sulla comunione ai divorziati risposati, una specie di “ricorso” contro alcuni punti dell’esortazione apostolica del papa “Amoris laetitia”. Anche per questo i due porporati sono considerati simboli del fronte anti-Francesco. 


Per loro il mondo cattolico oggi è «disorientato e si pone una domanda angosciante: dove sta andando la Chiesa?». Di fronte alla «deriva in atto», sembra che il problema «si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta». Scrivono: «La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà». Ecco poi un’altra denuncia: «Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere», bensì nell’essersi «allontanato dalla verità del Vangelo».


I due cardinali sostengono che di fronte a questa situazione tragica, «cardinali e vescovi tacciono». Ecco dunque la chiamata alle armi nei confronti dei vescovi che partecipano al summit: «Tacerete anche Voi?». L’incoraggiamento è chiaro: «Alzare la voce» in modo da «salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa». Ne abbiamo parlato con Brandmueller.


Eminenza, perché definisce «alla deriva» la situazione della Chiesa?
«È evidente l’uscita in massa dei fedeli, soprattutto in alcuni paesi d’Europa, dalla Chiesa. In Germania, ad esempio, abbiamo le casseforti piene ma le chiese vuote. Battesimi, matrimoni e recentemente anche le esequie, non si fanno più in Chiesa. E inoltre la conoscenza degli elementi fondamentali della fede manca dappertutto. Questa non si chiama “deriva”?». 


Lei che cosa si aspetta dal summit contro pedofilia e abusi?
«Vista la gravità dei problemi da affrontare in questo ambito, non mi sembra possibile né realistico riuscire in questi pochi giorni a compiere dei passi decisivi per sconfiggere pedofilia e abusi. Sarebbe già un risultato se venisse percepita e valutata la gravità di questi fenomeni che minacciano la vita interna della Chiesa».


Ci spiega qual è la questione dell’omosessualità nella Chiesa?
«Basta dire che la sessualità umana, cioè l’essere maschio e femmina, ha il suo senso nella procreazione di prole. Altrimenti non si spiegherebbero né l’anatomia né la fisiologia dell’uomo. Quindi escludere questo aspetto essenziale è un abuso della natura umana, è un agire contro natura. In termini teologici: l’atto omosessuale è un peccato grave che depriva l’uomo della grazia di Dio con tutte le conseguenze, tanto più quando perpetrato da un sacerdote o addirittura un vescovo, successore degli apostoli».


Lei scrive che «la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo»: qual è la strada da percorrere per riavvicinarsi al Vangelo?
«Bisogna innanzitutto riconoscere apertamente che tutto questo allontanarsi dal messaggio biblico è reale. E poi non commettere più errori come affermare - qualcuno all’interno della Chiesa l’ha fatto - che la Bibbia non riporti come un apparecchio di registrazione il messaggio divino: sarebbe negare l’autenticità della rivelazione divina».


Che cosa dovrebbe e potrebbe fare papa Francesco in questo momento storico?
«Non sono io che devo dire al Santo Padre che cosa fare». 

Questo articolo è stato pubblicato nell'edizione odierna del quotidiano La Stampa

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