Legittima difesa, apparentemente c’è un rinvio. Alla Camera se ne parlerà non questa settimana, infatti, bensì la prossima. Ma quel che può sembrare uno sgarbo alla Lega, e che qualcun altro aveva interpretato come un favore chiesto da un vicepremier all’altro perché in grande difficoltà con i suoi, in realtà è tutt’altro. È un furbo escamotage che permetterà alla Lega di portare a casa il risultato tra sette giorni con matematica certezza. Ecco perché ieri è stato proprio un leghista a chiedere il rinvio sul ddl che più di tutti sta a cuore a Matteo Salvini: perchè così scatterà il cosiddetto «contingentamento» degli interventi.

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Che i grillini non siano felici della riforma della legittima difesa, di pura marca leghista, è noto. Ma non è e non sarà un problema nella convivenza tra i due partiti. Luigi Di Maio ha voluto rimarcarlo anche ieri: «Tutto il cronoprogramma delle leggi non cambia. È una fake news che avrei chiesto di rimandare la legittima difesa». Di contro, appariva più che tranquilla il ministro Giulia Bongiorno, Lega: «Credo e spero che avremo la legge entro marzo».

È scontato, insomma, che la settimana prossima sarà votata la riforma. Poi ci dovrà essere un ulteriore passaggio al Senato. Ma la strada è spianata. Lo ha ben capito Andrea Orlando, Pd, ex ministro della Giustizia: «Noi - dice - a differenza di Forza Italia che cerca di scavalcare a destra la Lega proponendo forse la legge del taglione, saremmo favorevoli ad un rinvio all’infinito di questo scellerato provvedimento. Però non ci sfugge che il rinvio impedirà una discussione congrua sul testo, perché con il contingentamento impedirete una discussione seria su un provvedimento che fa uno sfregio al nostro ordinamento giuridico».

Se Forza Italia e FdI gridano allo scandalo per il rinvio, e vorrebbero il voto subito, superando a destra la Lega, a sinistra sono ormai rassegnati. L’unica possibilità che vedono per rallentare la corsa del provvedimento è far leva sul malumore grillino, specie dopo la batosta elettorale in Sardegna.

Insiste Orlando, rivolto al M5S: «Volete mettere un velo pietoso su una contraddizione esplosa nelle elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna: l’inseguimento dissennato del populismo penale utilizzato da Salvini in queste settimane premia la Lega e porta alla catastrofe il Movimento 5 Stelle». Gli fa eco Nicola Fratoianni, Sinistra italiana: «Mi auguro che M5S abbia uno scatto di dignità. Sono molto spaventato di questa deriva che rischia di spingere il Paese dentro una dinamica barbara».

Quale sia il pericolo, lo denunciano i magistrati progressisti della corrente di Area: «Il messaggio che si vuol far passare, è la legittimazione della giustizia privata, della vendetta. Passa l’idea che lo Stato non sia in grado di garantire la sicurezza».

Ritenere proporzionata qualunque difesa, secondo i magistrati di Area è una violazione dei principi costituzionali: «La vita, la salute e l’incolumità personale, nella scala dei valori costituzionali sono tutelati in massimo grado anche quando appartengono ad un soggetto che commette reato, rispetto ad altri come i beni patrimoniali».

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