«Se abbiamo a cuore l’avvenire, se sogniamo un futuro di pace, occorre dare spazio alla donna»: in occasione della Giornata internazionale della donna, il Papa ha voluto tributare un riconoscimento particolare al ruolo femminile nella società, nel corso dell’udienza all’American Jewish Committee, affermando che «la pace è donna». Francesco è tornato a condannare gli attacchi antisemiti, rilevando una loro «recrudescenza barbara» in vari Paesi e ribadendo che «per un cristiano qualsiasi forma di antisemitismo rappresenta una negazione delle proprie origini, una contraddizione assoluta». L’organizzazione ebraica statunitense ha ringraziato il Pontefice per l’annunciata apertura dei falconi dell’Archivio segreto vaticano relativo al pontificato di Pio XII. 

«Oggi, 8 marzo, vorrei anche dire qualcosa sul contributo insostituibile della donna nel costruire un mondo che sia casa per tutti», ha detto il Papa. «La donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi. La pace è donna. Nasce e rinasce dalla tenerezza delle madri. Perciò il sogno della pace si realizza guardando alla donna. Non è un caso che nel racconto della Genesi la donna sia tratta dalla costola dell’uomo mentre questi dorme. La donna, cioè, ha origine vicino al cuore e nel sonno, durante i sogni. Perciò porta nel mondo il sogno dell’amore. Se abbiamo a cuore l’avvenire, se sogniamo un futuro di pace, occorre dare spazio alla donna». 

Jorge Mario Bergoglio ha proseguito sottolineando che «attualmente, invece, è per me fonte di grande preoccupazione la diffusione in più luoghi di un clima di cattiveria e rabbia, nel quale attecchiscono perversi eccessi di odio. Penso in particolare alla recrudescenza barbara, in vari Paesi, di attacchi antisemiti. Anche oggi vorrei ribadire che è necessario vigilare nei confronti di tale fenomeno: “La storia – ha detto il Papa citando la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo – ci insegna dove possono condurre perfino quelle forme di antisemitismo all’inizio appena sottintese: alla tragedia umana della Shoah, in cui due terzi degli ebrei europei sono stati annientati”. Ribadisco che per un cristiano qualsiasi forma di antisemitismo rappresenta una negazione delle proprie origini, una contraddizione assoluta».

Francesco ha citato in particolare l’episodio di un reduce statunitense della seconda guerra mondiale che, acquistata una casa da una famiglia ebrea, volle mantenere la mezuzah affissa alla porta d’ingresso: «Disse a loro, uno dei quali è sacerdote, che quel piccolo “rettangolo” sulla porta andava guardato ogni volta che si entrava e si usciva di casa, perché custodiva il segreto per rendere solida la famiglia e per fare dell’umanità una famiglia». E anche oggi «noi dobbiamo fare come quel padre, che aveva visto cose tragiche e non si stancava di trasmettere ai figli i fondamenti dell’amore e del rispetto. E dobbiamo guardare al mondo con gli occhi delle madri, con lo sguardo della pace», ha detto il Papa, che ha evidenziato come nella lotta contro l’odio e l’antisemitismo, «uno strumento importante è il dialogo interreligioso, volto a promuovere l’impegno per la pace, il rispetto reciproco, la tutela della vita, la libertà religiosa, la salvaguardia del creato».

Il Papa ha ringraziato l’impegno dell’American Jewish Committee in questo ambito, ricordando che il dialogo ebraico-cattolico «ha tanti anni quanti la Dichiarazione Nostra Aetate, pietra miliare nel nostro cammino di fraterna riscoperta». 

Il presidente dell’organizzazione ebraica statunitense, John Shapiro, ha affermato, in un passaggio del suo saluto introduttivo: «Sua Santità sicuramente sa che negli ultimi trent’anni l’American Jewish Committee ha chiesto l’apertura dell’Archivio segreto relativamente al periodo della Seconda Guerra mondiale: per questo esprimiamo il nostro apprezzamento più profondo per la sua istruzione questa settimana di rendere il materiale pienamente disponibile per riconosciuti studiosi di tutto il mondo. Non vediamo l’ora di vedere il coinvolgimento di istituti guida nella memoria dell’Olocausto in Israele e negli Stati Uniti al fine di poter valutare oggettivamente questo materiale relativo a quel terribile periodo e poter riconoscere sia i fallimenti che i validi sforzi durante il periodo della Shoah».

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