Chi li abbia messi, non si sa. Ma durante la notte tra lunedì 11 e martedì 12 marzo in via Po sono apparsi diversi manifesti, incollati nelle colonne dei portici. Alti un metro e larghi quasi due, hanno immagini e titoli diversi, e tutti hanno un significato sociale, espresso in modo provocatorio e ad alto impatto.

In uno c’è la foto di un bimbo africano, circondato dalla spazzatura di una baraccopoli, e quasi schiacciato da un secchio che porta sopra la tesa, con la scritta «ricchezza», e la definizione da vocabolario sotto: «Condizione di agio economico, tipicamente connessa dalla larga disponibilità di beni materiali e denaro». Oppure l’immagine di una folla in Medio Oriente che, piangendo, porta in processione i corpi senza vita di due bambini: «Pace. Condizione sociale, relazionale, politica caratterizzata dalla presenza di condivisa armonia e contemporanea assenza di tensioni e conflitti».

L’unica cosa in comune tra tutti i manifesti è l’hashtag «Manifesto!», in basso a destra. Gli autori, come si diceva, sono ignoti. Ma negli scorsi giorni c’era stato un episodio simile, nel quadrilatero della movida di San Salvario. Anche se in quel caso alcuni cartelli erano stati presto rimossi.

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