All’inizio della Quaresima ci torna in mente la bella mostra, “La Via Dolorosa” di Alessandro Romano, organizzata alla Camera dei Deputati dal 14 dicembre al 10 gennaio scorsi, che abbiamo avuto occasione di visitare. Nel 2017 queste immagini avevano accompagnato le meditazioni della Via Crucis al Colosseo con Papa Francesco. 

L’artista in questi due anni ha ulteriormente arricchito le stazioni. Una Via Crucis contemporanea di 17 stazioni formate da bozzetti e calchi in terracotta. Si percepiscono tante sfumature dell’immenso dolore degli uomini di oggi che Cristo prende su di sé. La centralità è rappresentata da La Croce Spezzata. L’inquietudine dello scultore: un Cristo che non sta sulla croce in posa estetica, ma sta dentro di essa. Un crocefisso che esprime il dolore degli uomini di oggi, un crocefisso contemporaneo che riesce a raccontare tutti i drammi dell’umanità: l’odio, la mancanza di libertà e di amore, l’ignoranza, la violenza, la prepotenza, lo scarto, la povertà, il peso del male, la sofferenza degli innocenti. Un Crocefisso che interroga. 

La Croce Spezzata potrebbe essere letta come la definitiva vittoria del male. Al contrario penetrando nel mistero, essa esprime la forza dell’amore, la sua potenza che rompe dal di dentro il blocco monolitico del male. Dalla rottura della Croce del dolore scaturisce la Resurrezione della gioia. Non a caso Papa Francesco indica con insistenza la gioia ai cristiani del nostro tempo. Tutti i suoi documenti iniziano facendo riferimento alla gioia: «I cristiani siano missionari di gioia».

Oltre alla Croce Spezzata ci sono due stazioni che hanno richiamato la nostra attenzione: la prima, che rappresenta il Cristo nel Getsemani; e la decima, nella quale si vede Gesù nella Croce con alcuni personaggi che gli stanno sopra e lo opprimo con il loro peso e lo assalgono da dietro.

Istintivamente vediamo in queste immagini il dolore della Chiesa di oggi. Facendo riferimento alla decima, non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fatto che sono proprio gli uomini di chiesa che oggi opprimono Cristo e appesantiscono la croce di Colui che con il suo sacrificio vuole liberare l’umanità, ponendo impedimenti alla sua azione salvifica. Rifiutano il servizio, la fratellanza fra tutti gli uomini, l’amore per i poveri, il valore del popolo di Dio. Non soltanto opprimono, ma utilizzano Cristo e la Chiesa per mettersi in mostra e per i propri interessi e vantaggi. Salgono al di sopra di Cristo e pensano di essere impuniti, di appartenere ad una casta intoccabile, nonostante gli scandali. Si guarda questa stazione e si ode il grido solitario di Papa Francesco che vuole purificare il clero dai vizi, dalla corruzione e dai crimini e gli chiede di diventare missionario. Sono pochi gli appartenenti al clero, vescovi, sacerdoti e seminaristi, che sinceramente lo appoggiano. L’ipocrisia impera.

Questa solitudine è espressa benissimo nella prima stazione, quella di Gesù nel Getsemani. Fotografa questo momento del pontificato di Papa Francesco. Siamo ancora nella fase della sofferenza interiore, nascosta. Ma l’esito inevitabile nei prossimi anni, se non ci sarà conversione, è la tragedia della Croce, la sofferenza immane per tante persone. Non siamo profeti di sventura, anzi… Purtroppo i segni sono inequivocabili. Anche Papa Francesco parla di afflizioni, tempeste e uragani. Nel Getsemani Cristo soffre da solo. Gli apostoli sembrano incapaci di condividere il dolore. C’è chi dorme. C’è chi tradisce. C’è chi è assente. Lo specchio della Chiesa di oggi. 

Chi dorme spera che tutto si risolva in maniera “gattopardiana”: «Che tutto cambi ma nulla cambi» e in fondo i privilegi rimangano intoccabili. Non vuole cogliere il cambiamento in atto e aspetta un nuovo Conclave. Chi tradisce ostacola la salvezza che Cristo porta al mondo, non vuole mettersi al servizio degli uomini, ma vive per se stesso in modo egoistico, commette «peccati e crimini che deformano il volto della Chiesa e minacciano la sua credibilità». Chi è assente spera che altri risolvano i problemi e rifiuta la strada della purificazione della Chiesa, pensando di non essere implicato in alcun modo. Si concentra su «un fare», di impronta economica come partner di istituzioni pubbliche dimissionarie, che non ha più nulla di Cristo e del Vangelo.

Ma nel Getsemani si genera la speranza di una sincera scelta di amore per l’umanità. Il bozzetto presenta il Cristo con un braccio alzato verso il cielo, che offre al Padre la corona di spine, e un braccio teso verso gli uomini ai quali offre il suo cuore, il suo amore. Papa Francesco ci ha ricordato da poco che «la comunità umana è il sogno di Dio fin da prima della creazione del mondo (cfr. Ef 1,3-14). In essa il Figlio eterno generato da Dio ha preso carne e sangue, cuore e affetti. Nel mistero della generazione la grande famiglia dell’umanità può ritrovare sé stessa» [1]. Questo sogno è ancora incompiuto e la Chiesa dimostra di non esserne pienamente cosciente. 

Il gesto di Gesù rappresentato nella terracotta del Getsemani mette in evidenza questa mediazione, che non ha nulla di artefatto, ma è amore vero. Tocca a noi cristiani mostrare questo Gesù Cristo pieno di amore. Il tempo di Quaresima è un tempo di riflessione, di preghiera e di cambiamento. Non è il momento del pessimismo, ma della missione, perché «sappiamo anche che la coscienza e gli affetti della creatura umana non sono affatto impermeabili, né insensibili alla fede e alle opere di questa fraternità universale, seminata dal Vangelo del Regno di Dio» [2]. Buona Quaresima!

* Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo insegnano insieme teologia in Italia e in Africa, ad Addis Abeba. Sono autori di libri e articoli di teologia

  

NOTE

[1] Papa Francesco, “Humana communitas”, lettera al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del 25° anniversario dell’istituzione della Pontifica Accademia

[2] Ibidem

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