Il cielo è nero, fa freddo. Un silenzio irreale. Il paese si è fermato. Perché gli abitanti di Battifollo sono davanti al municipio. Tante lacrime, nessuna parola. Al primo piano c’è il loro sindaco. L’uomo che ha amministrato la piccola comunità dal 1990 a una settimana fa. La bara di Gianni Barberis, 63 anni ad aprile, si trova nella camera ardente, vegliata dai vigili urbani dell’Unione dei Comuni e da decine di colleghi primi cittadini in fascia tricolore. La stessa che è posata sul feretro di legno chiaro, insieme a una rosa e a una foto di lui sorridente.

La fila delle persone che gli rendono omaggio, come già per la veglia di preghiera in ospedale a Mondovì, s’interrompe soltanto quando arriva l’ora dei funerali. La moglie Rosy si avvicina ancora una volta, guarda la fotografia e l’accarezza. Poi si stringe alle figlie Erica ed Elena e segue la bara, circondata dai sindaci dei paesi del territorio, ma non solo: sono i compagni di tante battaglie per i piccoli Comuni, ma anche un assessore regionale, consiglieri provinciali e parlamentari. Persone che ben conoscono l’amore che Barberis nutriva per Battifollo, la valle e la provincia di Cuneo e l’impegno sempre profuso.

Il corteo, in testa i gonfaloni dei Comuni, percorre qualche centinaia di metri fino alla parrocchiale di San Giorgio. La gente è anche lì. Gli amici di Ceva e dintorni, medici, infermieri, tecnici e personale dell’Asl che per trent’anni hanno lavorato con Gianni Barberis, responsabile a lungo del Laboratorio analisi all’ospedale di Ceva e poi tecnico capo a Mondovì. La moglie Rosy trova le parole per chiedere di ringraziare tutti loro e il reparto dove il marito è stato ricoverato.

Il feretro viene benedetto del vicario della diocesi di Mondovì, don Flavio Begliatti, anche lui della Valle Mongia. Ci sono altri sacerdoti. Il coro della parrocchia intona un canto per accogliere l’ingresso della salma nella chiesa, accompagnata dalla moglie, dalle figlie e dai fratelli. Troppo piccola, San Giorgio, per contenere la folla, che rimane sul sagrato, a seguire la cerimonia attraverso il portone lasciato aperto. In tanti piangono e raccontano quante “cose belle, gentili e importanti” abbia fatto Barberis. Paziente con gli anziani, delicato con i bambini, che forse gli ricordavano i suoi nipotini che adorava, Diego e David. Aiutando molti, sia da amministratore, sia da uomo della Sanità.

A Battifollo oggi rimane una domenica di silenzio. Anche mentre il sindaco Barberis viene sepolto nel piccolo cimitero. L’ultimo “grazie” della comunità a chi aveva fatto de paesino fra i castagneti sulla collina il proprio “luogo del cuore”.

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