Chiede preghiere e gesti di pace, Papa Francesco, per «contrastare l’odio e la violenza» che sembrano imperversare ogni giorno di più in ogni angolo del mondo e che, a Christchurch, in Nuova Zelanda, hanno spinto un suprematista bianco ad uccidere circa cinquanta persone (tra cui diversi bambini) in due moschee.

Nell’Angelus di questa seconda domenica di Quaresima in piazza San Pietro, il Papa - che già in un telegramma aveva espresso il suo cordoglio per questi «atti insensati di violenza» - ritorna nuovamente con il pensiero sulla tragedia: «In questi giorni, al dolore per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere tutta l’umanità, si è aggiunto quello per le vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda. Prego per i morti e i feriti e i loro familiari. Sono vicino ai nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità. Rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza», dice. E domanda ai fedeli riuniti nella piazza di «pregare insieme, in silenzio, per i nostri fratelli musulmani che sono stati uccisi». Appello, questo, rilanciato poi dal suo account Twitter @Pontifex.

Nella sua catechesi prima dell’Angelus, Papa Bergoglio ha riflettuto invece sull’evento della Trasfigurazione, al centro del Vangelo odierno: una «singolare esperienza» che Gesù fa vivere ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni i quali pregustano «la gloria della Risurrezione: uno squarcio di cielo sulla terra». 

La Trasfigurazione si compie infatti «in un momento ben preciso della missione di Cristo», cioè dopo che Lui ha confidato ai discepoli di dover «soffrire molto, venire ucciso e risuscitare il terzo giorno». «Gesù sa che loro non accettano questa realtà – la realtà della croce, la realtà della morte di Gesù –, e allora vuole prepararli a sopportare lo scandalo della passione e della morte di croce, perché sappiano che questa è la via attraverso la quale il Padre celeste farà giungere alla gloria il suo Figlio, risuscitandolo dai morti», sottolinea il Papa.

«Nessuno arriva alla vita eterna se non seguendo Gesù, portando la propria croce nella vita terrena - spiega -. Ognuno di noi, ha la propria croce. Il Signore ci fa vedere la fine di questo percorso che è la Risurrezione, la bellezza, portando la propria croce». 

Dunque, la Trasfigurazione «mostra la prospettiva cristiana della sofferenza»: «Non è un sadomasochismo la sofferenza: essa è un passaggio necessario ma transitorio», evidenzia Francesco. Ma il punto di arrivo è «luminoso» come il volto di Cristo che è «salvezza», «beatitudine», «luce», «amore di Dio senza limiti». 

«Mostrando così la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella Pasqua», afferma il Vescovo di Roma. E conclude invitando a vivere la Quaresima nella preghiera: preghiera «silenziosa», «del cuore», che sempre cerca il Signore. «Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, ogni giorno un pochettino, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita».

«Quante volte abbiamo trovato persone che illuminano, che emanano luce dagli occhi, che hanno quello sguardo luminoso!», dice il Papa, sono persone che pregano perché la preghiera «ci fa luminosi con la luce dello Spirito Santo».

Dopo l’Angelus Papa Francesco ha rivolto un saluto a tutti i pellegrini venuti da Roma e dall’estero in particolare quelli di Benguela in Angola. «Quanti angolani!», esclama a braccio. Si congeda infine con il consueto saluto: «A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

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