L’Italia è ferma. Nel 2019 il Prodotto interno farà segnare una crescita pari a zero, mentre nel 2020 non andrà oltre un «esiguo» +0,4%. Rispetto alle previsioni di ottobre la crescita di quest’anno è infatti rivista al ribasso di ben 0,9 punti, per tre quarti a causa della minore domanda interna e per un quarto di quella estera. Mentre l’Istat segnala l’ennesimo calo di fiducia dei consumatori ed una lieve ripresa di quella delle imprese (ma solo nei servizi e nelle costruzioni, non nella manifattura), Confindustria presenta le sue nuove stime sull’andamento dell’economia e parla di un alto rischio di recessione che solo l’export può scongiurare. Tutti gli altri indicatori, infatti, volgono al brutto: l’occupazione sarà sostanzialmente ferma, i consumi cresceranno troppo lentamente, visto che l’incertezza del quadro generale favorirà la propensione al risparmio, gli investimenti privati continueranno a calare e si assisterà ad un deterioramento del credito, e questo metterà ancor di più in difficoltà le imprese.

Mentre il governo cerca di tranquillizzare («rallentamento previsto», sostiene il premier Conte), il peggioramento della situazione – secondo le stime del direttore del Centro studi di Confindustria Andrea Montanino – avrà inevitabili riflessi sui conti pubblici: il deficit viene infatti indicato al 2,6% contro il 2,04 concordato dal governo con Bruxelles, mentre il debito pubblico salirà al 133,4%, ovvero 2,7 punti in più del previsto.

Sia la Banca d’Italia che il Tesoro,con toni diversi, confermano il quadro alquanto problematico della nostra economia. Di Maio e Salvini bisticciano su chi gufa contro l’esecutivo, e le opposizioni (dal Pd a Forza Italia) hanno buon gioco ad attaccare il governo. Da Francoforte il presidente della Bce Mario Draghi indica l’Italia, assieme alla Francia, come uno dei «due fattori di rischio» che potrebbero far perdere slancio all’Eurozona «compromettendo la domanda interna». Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, a sua volta, parlando al nostro corpo diplomatico ha confermato che «il rallentamento dell’attività economica che si è registrata nell’ultimo scorcio del 2018 prosegue anche nei primi mesi del 2019». Di rallentamento parla dal «Boao Forum for Asia» in corso in Cina anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria, secondo il quale l’Italia «è tra recessione e stagnazione».

Ultimo sì al Decretone

Confindustria punta il dito contro una manovra di bilancio «poco orientata alla crescita». Il governo, secondo l’analisi del Csc, «ha ipotecato i conti pubblici» ed ora il Paese non si trova di fronte a scelte indolori: siamo a «un bivio» tra «rincaro Iva» o la possibilità di «far salire il deficit pubblico al 3,5%». Non solo. Ma anche le misure avviate quest’anno dall’esecutivo gialloverde, Quota 100 e Reddito di cittadinanza, approvate in via definitiva proprio ieri dalla Camera, secondo Confindustria daranno un contributo «esiguo» alla crescita e tutto concentrato nel primo anno . Poi, «a causa dell’ampio impatto atteso su conti pubblici», produrranno anche effetti negativi (nuovi rialzi dei tassi e calo della fiducia).

Boccia: aprire subito i cantieri

Ricette? Secondo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia «occorre fare un salto di qualità. Il rallentamento dell’economia – sostiene - costringe a reagire, bisogna passare dal contratto di governo al patto per lo sviluppo e l’occupazione. E poi bisogna aprire subito i cantieri perché serve choc». Per Visco «occorre assicurare la stabilità finanziaria, avendo una strategia chiara e credibile per la riduzione, nel medio termine, del peso del debito pubblico» e poi occorre mettere in campo quelle riforme strutturali che da anni sono al centro del dibattito. Tria invece mette le mani avanti e nega che sia in vista una manovra correttiva. A suo parere, infatti, «il deficit è sotto controllo ma dobbiamo tagliare il debito e poi per contrastare il rallentamento bisogna puntare tutti gli sforzi sulla crescita». Per questo sta lavorando ad un nuovo decreto che però, nonostante gli annunci, nemmeno questa settimana vedrà la luce.

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