Grande festa leghista al Senato. La legge sulla legittima difesa è stata approvata a larghissima maggioranza: 201 favorevoli, 38 contrari e 6 astenuti. A favore, oltre a Lega e M5s, votano anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, contrario il Pd. Sui banchi del governo solo i leghisti guidati da Matteo Salvini (con lui anche Giulia Bongiorno e Gianmarco Centinaio), che a fine seduta sale sui banchi del M5s per stringere mani e ringraziare gli «amici» che l’hanno aiutato a coronare «un sogno che durava da 15 anni».

Il ministro dell’Interno si concede poi a telecamere e flash mostrando la t-shirt blu di tanti comizi con la scritta «La difesa è sempre legittima» insieme alla squadra composta dai sottosegretari Nicola Molteni e Jacopo Morrone e il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo. «Il 28 marzo è un bellissimo giorno non per me o per la Lega, ma per gli italiani», scandisce Salvini. «Il sacrosanto diritto alla legittima difesa è sancito definitivamente, si eliminano lunghi giri nei tribunali e i risarcimenti per le famiglie dei “poveri” rapinatori. Non stiamo legittimando il Far West e non ci sarà una distribuzione di armi, ma da oggi lo Stato sta con gli aggrediti e non con i rapinatori, e i delinquenti sanno che questo mestiere diventa più difficile». «Io bado alla sostanza, non guardo chi sorride di più o di meno», replica a chi gli ricorda i malumori tra i Cinque stelle. E alle critiche dei magistrati risponde: «Chi ha letto il testo non ha nessuna perplessità».

In casa grillina si segnalano 15 voti in meno di quelli disponibili sulla carta: tra questi nove giustificati come i ministri senatori Barbara Lezzi e Danilo Toninelli, e sei dissidenti espliciti che non si sono presentati in Aula: i “soliti” Paola Nugnes, Elena Fattori, Barbara Floridia, Virginia La Mura, Matteo Mantero e Michela Montevecchi. Spicca anche l’assenza di ministri pentastellati, a partire dal titolare della Giustizia Alfonso Bonafede, che commenta solo via Facebook: « Non ci sarà alcun far west, evitiamo semplicemente, da ora in poi, che chi si difende legittimamente debba anche attraversare un calvario giudiziario. Era un punto del contratto di governo e l’abbiamo realizzato. Ora avanti tutta con la legge sulla violenza sulle donne».

Le toghe ribadiscono tutti i loro dubbi: la nuova legge «comporta numerosi dubbi di incostituzionalità», attacca il presidente dell’Anm Francesco Minisci. Dubbi che, ricorda, «abbiamo sempre segnalato, anche in Parlamento quando è stato chiesto il nostro parere». La riforma, spiega Minisci, «non tutelerà i cittadini più di quanto erano già tutelati fino ad oggi; al contrario introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto, prevede pericolosi automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati, oltre a portare con sé grandi difficoltà di interpretazione: tutto ciò significa che tutti saranno meno garantiti». Critici anche gli avvocati penalisti che parlano di provvedimento «inutile», perché «la valutazione e la discrezionalità del giudice è ineliminabile», e «pericoloso» perché «diffonde l’idea che ci sia un’area di impunità che non potrà mai esserci».

Netta la contrarietà del Pd: questa legge è «un manifesto ideologico di un governo che alla legittima domanda di maggiore sicurezza dei cittadini risponde “difendetevi da soli”. Proprio il ministro dell’Interno che dovrebbe garantire più sicurezza risponde armando i cittadini. Non ci sarà più sicurezza, ma più armi e più morti», ha spiegato il senatore Franco Mirabelli. Ma tra i dem spiccano le assenze: su 52 senatori totali, in Aula ce n’erano solo 34. Tra gli assenti alcuni come Matteo Renzi e il capogruppo Andrea Marcucci erano «giustificati», altri 10 semplicemente non si sono presentati al voto (Alessandro Alfieri, Caterina Biti, Francesco Bonifazi, Tommaso Cerno, Tommaso Nannicini, Giovanni Pittella, Tatiana Rojc, Anna Rossomando, Daniele Sbrollini, Giacomino Taricco).

Forza Italia festeggia «la prima legge di centrodestra di questa legislatura», Berlusconi assicura che «quando saremo al governo miglioreremo questa legge rendendola ancora più efficace». Mentre la capogruppo Anna Maria Bernini certifica la morte della maggioranza in Senato: «Questa è una vittoria di Forza Italia, la seduta di stamattina ha confermato che la maggioranza al Senato non esiste più: sono stati infatti solo 142 i sì di Lega e Cinquestelle, con i ministri grillini che hanno volutamente disertato i banchi del governo. La riforma è stata approvata solo grazie ai nostri voti».

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