«Mi pare che il Papa voglia proprio darci una grande speranza, cioè che è possibile camminare sulla strada dell’incontro reciproco. E anche questi viaggi che si susseguono in Paesi che non sono di tradizione cattolica, hanno proprio questo significato». Così il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista a Vatican News, sintetizza il viaggio del Papa in Marocco che si svolgerà il 30 e 31 marzo.

«Questi paesi in cui il Papa si reca sono a maggioranza musulmana - osserva il porporato -. Questo filo di continuità lo troverei un po' nel concetto di fraternità, come, ad esempio, nel documento che il Santo Padre ha firmato ad Abu-Dhabi. È veramente come un fondamento di questa cultura dell'incontro di cui parlavo, cioè il fatto che siamo fratelli e quindi dobbiamo accettarci anche con le nostre differenze, rispettarci e collaborare. Questa è la base della convivenza pacifica che deve esprimersi attraverso un dialogo continuo. Il dialogo interreligioso è sicuramente una delle finalità specifiche di questo incontro».

«Bisogna avere speranza, bisogna ritrovare la fiducia per poter continuare a camminare in questa direzione. Il ventottesimo viaggio apostolico di Papa Francesco spalancherà ancora una volta la porta della speranza», aggiunge il cardinale.

E nell’intervista ricorda i momenti centrali della visita di Bergoglio, a cominciare dall’incontro con i migranti, i sacerdoti, i consacrati e il Consiglio ecumenico delle Chiese. «Credo che le attese che sono nel cuore del Papa - dice - si possono riassumere in due espressioni. Una che gli è molto cara, è quella della “cultura dell’incontro”, nel senso che questo viaggio sia una tappa, un momento in cui concretamente si esprime e si consolida anche questa proposta di incontro. Poi, l’altra frase che mi sembra esprimere bene le attese del Papa, è quella che è un po’ il motto di questo viaggio, cioè “servitori della speranza”, di fronte alla difficoltà di affermarsi di questa cultura, di fronte a quella che il Papa chiama la cultura dello scarto da una parte, la cultura dell’indifferenza dall’altro; di fronte al moltiplicarsi degli egoismi, delle chiusure, dei ripiegamenti su se stessi e sulle contrapposizioni».

Fulcro della trasferta nel Paese nordafricano sarà la messa di domenica. «Il fatto che il Papa vada a trovare una comunità cristiana - rileva Parolin - è già un incoraggiamento, è già un motivo di conforto, soprattutto quando una comunità cristiana - come nel caso del Marocco - si trova ad essere, per usare un’espressione evangelica, un “piccolo gregge”. Credo che certamente nella messa, come abbiamo visto ad Abu Dhabi, ci sarà un grande entusiasmo, una grande partecipazione. In quell’occasione la Messa è stata qualcosa di veramente commovente. Immagino sarà lo stesso anche per l’incontro con la comunità cattolica in Marocco”.

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