«Chi costruisce muri ne rimane prigioniero»: in un’intervista a Jordi Evole della televisione spagnola La Sexta Papa Francesco affronta il tema degli immigrati, esprime il suo dissenso rispetto ai governi che hanno bloccato la ong Open Arms, critica l’Europa che non sa accogliere chi arriva dall’Africa dimenticando di quando gli europei bussavano alle porte dell’America e sottolinea che anche oggi possono ripresentarsi le dittature che si costruiscono sulle paure dei cittadini. Francesco corregge una sua frase sul «femminismo in gonnella» e precisa quanto affermato sulla consultazione di uno psichiatra quando in una famiglia c’è un figlio omosessuale. Il Papa spiega che se viene a sapere di un abuso sessuale incoraggerebbe la vittima ad andare alla polizia per denunciare l’abusatore. Il Pontefice ribadisce inoltre la necessità che gli uomini di Chiesa paghino le imposte immobiliari e scherza: sono Papa 24 ore al giorno «ma a volte lascio la guida allo Spirito santo».

 

Quando vede che 35mila migranti sono morti nel Mediterraneo, cosa le passa per la testa? «Per la testa niente, non capisco, per il cuore molto dolore, molto dolore, non capisco», risponde Jorge Mario Bergoglio: «Non capisco l’insensibilità, non capisco l’ingiustizia della fame dello sfruttamento delle persone». Per il Papa, «l’atteggiamento fondamentale è il cuore aperto: atteggiamento cristiano già presente nell’antico testamento. Cuore aperto per ricevere chi è in necessità. Il primo passo è ricevere, il secondo è accompagnare, il terzo promuovere il migrante per, quarto passo, integrarlo. Se non ci sono questi quattro passi ricevere è incompleto. Ma un paese deve interrogarsi su questi quattro passi. Anche paesi che non sono nell’Unione europea stanno ricevendo. Parlando con l’ambasciatore turco mi diceva che hanno ricevuto due milioni di siriani. Il Libano ha un milione e mezzo di siriani, li riceve e cerca di integrarli, così la Giordania. Ci sono paesi poveri che si organizzano per ricevere. La madre Europa invece sembra diventare nonna. Per me il problema dell’Europa è che si è dimenticata che tra le due guerre i suoi figli andarono a bussare alle porte dell’America. Adesso l’Europa non cresce, stiamo vivendo un inverno demografico grave, in Italia c’è crescita quasi zero. L’Europa non fa figli, non riceve migranti, sto semplificando molto, ma in generale è così ed è molto grave. Così rinuncia al futuro. Non ci dimentichiamo che l’Europa è stata fatta da migranti, vichingi longobardi». Quanto alla ong Open arms, il fatto che in Spagna e Italia non le sia permesso di sbarcare «mi sembra molto grave», afferma il Papa, che precisa che «le autorità di Barcellona sono disposte a ricevere e integrare». Francesco si domanda: «Perché lo fanno perché anneghino? Non vediamo il dolore di queste persone». All’intervistatore che gli domanda del muro di Donald Trump, il Papa risponde: «Chi fa un muro finisce a essere prigioniero del muro che ha fatto. Questo è universale. Se alzi un muro rimani priginiero. L'alternativa sono i ponti, costruire ponti. A me piace l’espressione di Ivo Andrich in un suo film, i ponti sono le ali degli angeli che dio inventò perché il mondo si connettesse, gli uomini potessero comunicare». Jordi Evole gli mostra una freccia di ferro utlizzata per scoraggiare i migranti che cercando di entrare in Spagna arrampicandosi sulle grate di Melilla e il Papa esprime «dolore»: «Tale è l’incoscienza che sembra naturale, siamo abituati. Questo dimostra a che livello è capace di scendere l’umanità. L’umanità ha dimenticato di piangere». E quanto ai cattolici che non vogliono accogliere i migranti, «che leggano il Vangelo e siano coerenti», dice il Papa.

 

Francesco commenta poi così quei politici che usano la paura dei poveri e degli immigranti: «È una storia che si ripete. Le grandi dittature del secolo passato si sono realizzate con la paura. Nell’anno 32 con la repubblica di Weimar c’era grande incertezza e poi è arrivato qualcuno che diceva di poter risolvere i problemi, Adolf Hitler che ha fato una campagna sulla paura, sull’epurazione etnica, e con la paura e seminando la paura ha vinto il “premio Nobel” ala cosa più abietta, il nazionalsocialismo». Si può ripetere? «Certo. La paura è il materiale sul quale si edificano le dittature». E se anche la Chiesa ha usato nel suo passato la paura, «lungo la sua storia, è evidente», commenta Francesco, «abbiamo una storia che, a volte, ci fa vergogna».

 

Il Papa punta il dito contro il sistema economico: «L’economia di mercato, se è sociale, può andare, ma quel che non va è il mondo della finanza», che genera povertà e disequilibri tra poveri e ricchi. E «c’è un immaginario collettivo per il quale l’Africa va sfruttata, ma l’Africa deve essere libera, vivere e avere educazione. Ha gli stessi diritti di chiunque altro». Un Papa anticapitalista? «No», risponde il Papa, che ricorda la dottrina sociale della Chiesa.

 

L’intervistatore ricorda al Papa che Gesù cacciò i mercanti dal tempo; «non solo perché vendevano, ma perché erano ipocriti», lo corregge Francesco. Ci sono mercanti anche in Vaticano? «Sì, ce ne sono, come in ogni luogo», e il Vaticano «non si salva dei limiti e dei peccati e delle vergogne di altre società». Ma al Papa non dà fastidio parlare di povertà circondato dalle bellezze vaticane: «No, non mi dà fastidio perché vivo in un museo, è piuttosto noioso vivere in un museo».

 

Il Papa, che ha concesso l’intervista per parlare primariamente degli immigrati, creando qualche apprensione in Spagna dove a fine aprile si vota per le elezioni politiche, non si sottrae alle domande su una serie di altre questioni di attualità. Jordi Evole afferma che dal 2012 la Chiesa italiana paga l’imposta sugli immobili, «gli uomini della Chiesa sono cittadini e devono» comportarsi «con ogni dovere da cittadini», risponde Bergoglio. «È una domanda che faccio anche in confessione: se pagano le tasse e se hanno capacità di perdere tempo con i loro figli. Ci sono proprietà dedicate al culto altre dedicate al bene sociale, un attività della Caritas, deve avere esenzione come partito comunista socialista, per attività suppletiva dello stato, lo stesso per l’educazione. Tutto quel che non sia culto o bene comune, deve pagare l’imposta», dice il Papa, che fa l’esempio dei negozi di via della Conciliazione: sono edifici del Vaticano ma pagano le imposte.

 

Francesco parla poi degli abusi sessuali: coprire «in un’epoca passata era costume da parte di tutti, non solo nella Chiesa ma anche nelle famiglie. È quello che succedeva con tutti gli abusi in tutti i luoghi: coprire, ma una volta che entra la cultura dello scoprire, le cose non si propagano». Se lei venisse a sapere di una persona che è stata abusata, gli domanda Jordi Evole, le consiglierebbe di denunciare, di andare alla polizia? «Certo, questo è quel che è venuto fuori dal vertice (di febbraio, ndr), una delle decisioni», risponde il Papa. Alle vittime non soddisfatte del vertice cosa direbbe? «Guardi, li capisco», risponde il Papa che rivendica che servono però soluzioni durature e concrete e non misure spettacolari ma non costruttive come «se avessi appeso 100 preti abusatori in piazza san Pietro».

 

Promuovere la donna nella Chiesa è importante, per il Papa, «ma non basta, la figura della donna va molto al di là della funzionalità: la Chiesa è donna è femminile». La donna dunque deve avere funzioni - «consigliera, capo dicastero, quanto di più meglio è» - ma «più di questo» ed è «molto triste» quando invece le donne sono trattate solo per i servizi umili. Affrontando poi il tema della prostituzione, il Papa distingue: «Una cosa è la donna che desidera esercitare la prostituzione perché le va, altra cosa sono le ragazze schiave». Di fronte a una donna che voglia abortire dopo uno stupro, «capisco la sua disperazione», dice il Papa, ma non è giusto abortire: «È possibile eliminare una vita per risolvere il problema? Affittare un sicario». Francesco corregge poi una frase che aveva pronunciato di recente sul femminismo come «maschilismo in gonnella»: «La frase giusta che volevo dire è: ogni femminismo corre il rischio di trasformarsi in maschilismo in gonnella».

 

Francesco torna anche sulla questione omosessuale e su una sua affermazione circa la consultazione di uno psichiatra se in una famiglia un figlio è omosessuale: «Mai si manda via da casa una persona perché ha tendenza omosessuale, stavo spiegando questo, però c’è una distinzione: altro è quando una persona è molto giovane, e conviene andare, ho detto, da uno psichiatra, è la parola che mi è venuta parlando una parola che non è la mia, andare da un professionista. Stiamo parlando di un ragazzo che si sta sviluppando e i genitori si interrogano: vadano da un professionista che dirà cosa bisogna fare: può darsi che non sia omosessuale ma ci sia altro». Ma se «l’atteggiamneto omosessuale è fissato, questo uomo o questa donna omosessuale ha diritto a una famiglia, e questo padre e questa madre hanno diritto a un figlio venga come venga», per cui il figlio non va mandato via di casa. Più in generale, «le tendenze non sono peccato».

 

Il Papa ribadisce che i giornalisti rischiano di incorrere in quattro pericoli: la disinformazione, la calunnia, la diffamazione e la coprofilia, «l’amore per le cose sporche, l’amore per la cacca letteralmente, quelli che amano scandali, veri o meno».

 

Il Papa scherza con Jordi Evole a inizio intervista: gli racconta la sua giornata, spiega di dormire «come un tronco», come si dice in Argentina, di pranzare insieme ad altre persone con cui parla di tutto, «di sport, di quello che è successo, di politica». Racconta di non avere un telefonino e di considerare le reti sociali, che non frequenta, «una benedizione che però può portare all’alienazione». Lei è Papa 24 ore al giorno? «A volte passo il volante allo Spirito Santo perché conduca lui un po’». 

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