Le migrazioni sono un fenomeno complesso che non può essere semplificato ideologicamente, l’attività del Centro Astalli – il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia – lo dimostra attraverso le molteplici attività che mette in campo (mense, assistenza sanitaria, percorsi di integrazione, accoglienza) raccontate nel «Rapporto 2019». In una dettagliata relazione, il presidente del Centro, padre Camillo Ripamonti, ha descritto i contenuti e i numeri di questo lavoro, accompagnandolo con alcune valutazioni generali. «A nome della Chiesa italiana accolgo la relazione di padre Ripamonti», ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, per certificare il pieno sostegno della Chiesa all’impegno del Centro Astalli. 

 

Troppe morti nel Mediterraneo

Il Cardinale ha anche sollevato critiche alle politiche migratorie messe in campo dall’Italia, spiegando che il «decreto immigrazione e sicurezza è insufficiente e va rivisto e integrato perché niente deve mancare quando si parla di rispetto della vita e della dignità della persona umana». La Chiesa, ha detto ancora, sta facendo la sua parte nell’accoglienza e per favorire i percorsi di integrazione supplendo anche alla riduzione di risorse provenienti dallo Stato. Bassetti ha anche sottolineato che i morti in mare durante la traversata del Mediterraneo, se sono diminuiti in assoluto perché sono calati gli arrivi, sono aumentati in proporzione passando dai 26 morti ogni mille migranti del 2017, ai 35 ogni mille del 2018, fino ai 100 morti ogni mille migranti negli ultimi mesi; «anche queste - ha detto il Cardinale - sono cifre che devono far riflettere». «Chi si prende – ha aggiunto l’Arcivescovo di Perugia - la responsabilità di queste morti?».

Il Presidente della Cei ha pure criticato la politica dei respingimenti in Libia, paese in cui non vengono rispettati i diritti umani: «Rimandare indietro queste persone può voler dire condannarle a morte» ha detto Bassetti. In questo quadro, il presidente della Cei ha ricordato l’incontro fra tutti i vescovi dei paesi che affacciano sul Mediterraneo che si svolgerà il prossimo novembre a Bari, iniziativa – ha spiegato – ispirata all’azione di Giorgio la Pira, storico sindaco democristiano di Firenze che s’impegnò a lungo nella promozione della pace e del dialogo a livello internazionale. 

 

Torture in Libia

Nel corso della presentazione del Rapporto avvenuta al Teatro Argentina di Roma con la partecipazione del giornalista Giovanni Floris, è stato ricordato che nel 2018, nel mondo, sono stati oltre 68 milioni i richiedenti asilo e i rifugiati, attraverso il mar Mediterraneo sono arrivate in Europa circa 116mila persone: di queste poco più di 23mila in Italia, circa 59mila in Spagna e 33mila in Grecia. In Italia si è registrata una riduzione degli arrivi di circa l’80% attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Il Centro Astalli, nelle sue diverse sedi territoriali ha mobilitato centinaia di volontari, accompagnato circa 25mila persone, 12mila delle quali a Roma. In relazione ai respingimenti, nel Rapporto del Centro Astalli si spiega: «Siamo anche consapevoli che la diminuzione degli arrivi è soprattutto legata all’incremento delle operazioni della Guardia costiera libica: l’85% dei migranti soccorsi o intercettati nel Mediterraneo sono stati riportati in Libia e lì detenuti in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili». Anche quest’anno, rileva il Rapporto, molte delle persone che si sono rivolte alle strutture di assistenza sanitaria del Centro Astalli «sono state vittime di gravi violenze nei centri di detenzione libici. Riferiscono di essere state torturate con bastoni, sigarette o scosse elettriche mentre erano al telefono con i familiari, a scopo di estorcere loro denaro, ma anche di percosse indiscriminate a scopo punitivo o intimidatorio, per esempio per prevenire proteste per le condizioni di prigionia e per i lavori forzati a cui sono state costrette».

 

Dall’Italia risposte arroganti al problema

Padre Camillo Ripamonti, nel corso della sua relazione, ha detto fra le altre cose: «In generale, quest’anno in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, invece che cercare di ascoltare la vita di tante persone - rifugiati, migranti forzati (ma non solo) - già provate da tanti traumi, abbiamo scelto la via semplicistica della risposta strumentale rassicurante e immediata, quando non arrogante e irrispettosa». Per il Religioso, il decreto sicurezza e immigrazione, entrato in vigore nell’ottobre scorso, «se negli effetti deve ancora rivelare tutti i propri limiti, tuttavia, lo abbiamo più volte ribadito nel corso del 2018, rallenta il processo di integrazione e rischia di creare più irregolarità e insicurezza. Due punti vorrei sottolineare: il non accesso all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e l’eliminazione della protezione umanitaria (che lungi dall’essere la causa di tutti i mali è stata la modalità per gestire situazioni che spesso non sono inquadrabili con facilità nell’attuale quadro normativo nazionale e internazionale)».

 

Investiamo poco per lo sviluppo dell’Africa

Ripamonti ha anche toccato il nesso ineludibile Europa-migrazioni: «Di solito – ha detto - incolpiamo l’Europa di quanto sta succedendo sul fronte migranti, in realtà la responsabilità di questa situazione è la poca lungimiranza di ogni singolo Stato, di quelli ai confini ma anche di tutti gli altri: non investiamo abbastanza come Europa per la crescita del continente africano; abbiamo smantellato le operazioni per il soccorso e il salvataggio in mare, ultima l’operazione Sophia; esiste poca solidarietà tra gli Stati membri, come ha mostrato il tema del ricollocamento dei migranti». Quindi il riferimento alla campagna per non disertare le urne alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo: «Il Centro Astalli – ha detto il Gesuita - insieme al Jrs (Jesuit refugees service) Europa, aderisce alla campagna #StavoltaVoto, certi che il voto di ognuno contribuirà a realizzare un futuro migliore per la nostra Europa casa comune»

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