Libia di nuovo sull’orlo della guerra. Le forze aeree che fanno capo al Governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Sarraj hanno colpito un convoglio di mezzi delle unità militari di Khalifa Haftar in una zona a sud di Tripoli. A riferirlo è la Brigata dei rivoluzionari, secondo cui il raid aveva come obiettivo un convoglio che transitava nella zona di Ash Shawyrif, 400 chilometri a sud della capitale. È questa la risposta di Tripoli all’offensiva lanciata dall’uomo forte della Cirenaica nel giorno in cui il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, mette piede in Libia per la sua prima storica visita nel Paese. Una vera e propria dichiarazione di guerra alla quale il presidente Fayez al Sarraj è costretto a dichiarare l’emergenza nazionale e mettere in allerta i caccia, e le unità anti-terrorismo di Misurata si preparano a stroncare l’avanzate delle unità dell’Esercito nazionale libico comandato dal generale.

Il messaggio di Haftar: deponete le armi

«Eccoci, Tripoli. Eccoci, Tripoli. Eroi, l’ora è suonata, è venuto il momento» del «nostro appuntamento con la conquista», tuona l’uomo forte della Cirenaica in un audio messaggio in cui annuncia l’avvio dell’«Operazione per la liberazione di Tripoli». Nell’audio, postato sulla pagina Facebook dell’Ufficio stampa del Comando generale delle Forze armate libiche, il generale dice anche: «Colui che depone le armi è salvo. Colui che resta a casa è sicuro. Colui che sventola bandiera bianca è in sicurezza». Haftar è ritratto in divisa mentre fa il saluto militare, una posa iconica con la quale vuole sottolineare il carattere autorevole e austero del suo ordine di conquista. «Oggi facciamo tremare la terra sotto i piedi degli ingiusti», ha detto fra l’altro Haftar esortando i propri uomini a «entrare in pace per chi ha voluto la pace». Invita così le milizie di Tripoli ad allearsi con lui e garantisce la sicurezza dei cittadini stranieri.

«La sicurezza dei cittadini, i loro beni, i nostri ospiti stranieri di diverse nazionalità, i servizi e le installazioni della capitale sono sotto la vostra responsabilità», dice il generale nel messaggio ai suoi «eroi». L’appello di Haftar alle forze di difesa della capitale cade nel vuoto: il capo delle milizie di Tripoli replica in un messaggio alla tv libica che le sue forze sono «pronte» a «respingere qualsiasi attacco« del generale. Sarraj dichiara lo stato di emergenza mentre le unità antiterrorismo di Misurata sono pronte a presidiare le vie di accesso alla capitale e a intervenire in caso di necessità.

L’allarme della comunità internazionale

La vicenda ha messo in allarme tutta la comunità internazionale: Guterres ha esortato le fazioni libiche ad evitare un’escalation per consentire lo svolgimento della conferenza nazionale prevista fra dieci giorni a Ghadames. «Non ci può essere una conferenza nazionale in queste condizioni», ha detto il segretario generale nella punto stampa che era stato programmato proprio da Tripoli nel corso del suo viaggio nel Paese maghrebino. Viaggio che avrebbe dovuto proprio rilanciare gli sforzi del suo inviato, Ghassan Salame, a sostegno della «roadmap» per la stabilizzazione della Libia il cui passaggio chiave sarebbe stata la conferenza nazionale prevista a Ghadames dal 14 al 16 aprile.

L’Italia segue con apprensione gli sviluppi in Libia

Il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, a Washington per la ministeriale della Nato, segue con attenzione, in stretto contatto con l’Ambasciata a Tripoli, gli ultimi sviluppi in Libia. E si unisce al Segretario Generale dell’Onu, António Guterres, nel ricordare che «la via per la soluzione della crisi passa attraverso un dialogo inclusivo, costruttivo e responsabile fra tutte le componenti del Paese, nel primario interesse del popolo libico e di un’equilibrata stabilizzazione». L’Italia conferma il sostegno all’azione dell’Inviato Onu per la Libia, Salamé. Anche Matteo Salvini ha posto la questione alla riunione dei ministri dell’Interno del G7 a Parigi e ha sentito telefonicamente il vicepremier libico Ahmed Maitig. I timori di una escalation accomunano la comunità internazionale. «I governi di Francia, Italia, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Stati Uniti sono profondamente preoccupati per i combattimenti nei pressi di Garian, in Libia, ed esortano tutte le parti a ridurre immediatamente le tensioni che stanno ostacolando le prospettive di una mediazione politica dell’Onu», recita una dichiarazione congiunta. «Stiamo seguendo quello che succede e cercando di fare del nostro meglio per fornire buone soluzione al popolo libico e aumentare la stabilità del Paese», afferma il segretario di Stato americano Mike Pompeo nella conferenza stampa conclusiva del vertice dei ministri degli Esteri della Nato a Washington. Mosca auspica che in Libia non si arrivi all’uso della forza. «Speriamo che questo tipo di scenario non si realizzi - ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova - Siamo consapevoli che la crisi sarà risolta con gli sforzi politico-diplomatici e negli ultimi anni ci siamo impegnati a tal fine».

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