Governo bocciato su tutta la linea. A Cernobbio, dove le élite nazionali e internazionali si danno appuntamento al Workshop Ambrosetti per fare il check-up all’economia il verdetto è unanime: sfiducia al governo gialloverde. Ad abbatterlo sono gli imprenditori, banchieri, finanzieri, che affollano la sala Impero di Villa d’Este, albergo extra lusso per ricconi che amano la vista lago. Nell’ultima votazione istantaneo, dopo aver sentito la difesa del viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia (a fare le veci del ministro Giovanni Tria, desaparecido qui come al Salone del Risparmio come all’Ecofin), l’80% di loro preme il pulsante rosso del telecomando, quello del pollice verso. Domanda esplicita: «Come è il suo giudizio sull’operato del governo». Per l’1% dei presenti è «molto positivo», per il 4% è positivo, per il 13,9% è «appena sufficiente». Ma per il 39,6% è «negativo». Addirittura «molto negativo» per il 40,6%.

Ma a voltare le spalle al governo sono anche gli osservatori internazionali. Quando si incrocia, nelle sale di Villa d’Este, un guru della finanza mondiale come Mohamed El-Erian, un signore che, come ad di Pimco, per anni ha gestito qualcosa come 2 trilioni di dollari, una montagna di denaro. Ora che è economista advisor di Allianz, il colosso assicurativo, è certo: «No, in questo momento non investirei sul debito italiano, aspetterei».

La sua visione non è catastrofica solo perché sopra di noi, anche se non ce ne accorgiamo, è ancora alzato lo scudo di Mario Draghi. «La situazione italiana è estremamente preoccupante -spiega El-Erian - , anche perché la rete di sicurezza stesa dalla Bce sta diventando meno sicura. I vostri Stati vicini stanno rallentando in maniera significativa. E non si vedono risposte politiche. Se si guarda a queste tre cose la prospettiva è che la recessione continuerà. E il mercato comincerà a essere preoccupato». Detto ciò non crede che l’Italia entrerà nel poco invidiabile club dei paesi «spazzatura» dal punto di vista del merito di credito «questo in virtù della rete della Bce, anche se meno sicura di prima». una cosa è certa, conclude: «Per voi la sveglia sta suonando ora». Il tempo stringe.

Tra un incontro e l’altro anche Jim O’Neill, membro della Camera dei Lord di Sua Maestà britannica ma soprattutto ex capo economista di Goldman Sachs passato alla storia per aver coniato il termine Brics, che sta ad indicare i paesi emergenti ad alta crescita. «Forse è un bene che oggi al governo ci siano i 5 stelle e la Lega. Servirà se non altro a far capire al centrodestra e al centrosinistra che la prossima volta che avranno l’opportunità di governare dovranno essere più concentrati sui risultati». Quanto all’Italia, O’Neill in un certo qual modo crede che la salveranno le sue due fortune: «Primo: la bellezza di cui siete pieni. Secondo: siete un Paese troppo importante per permetterne un fallimento e la Germania lo sa». Piuttosto, secondo l’economista, Bruxelles e Bce dovrebbero allentare le pressioni, questo sì.

Tornando al governo, la sala dell’Ambrosetti non dà aperture di credito ed è impietosa con quanto fatto. Per dire, un banchiere milanese come Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema, allarga le mani. «Il problema è che molti si aspettano che dopo le elezioni europee cambierà qualcosa e stanno alla finestra, ma non credo che gli equilibri a Bruxelles cambieranno di molto». Cosa dovrebbe fare dunque il governo? «Non c’è qualcosa da fare, il problema si risolve riconsiderando le scelte fin qui fatte, cancellando sussidi non economicamente sostenibili». A guardare il voto espresso nell’elegante salone di Villa d’Este, qui la pensano un po’ tutti così.

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