”Le questioni più urgenti da affrontare sono quelle ambientali ed ecologiche, con il recupero dei suoli e degli immobili abbandonati e la ri-urbanizzazione sostenibile delle città, per rendere gli spazi (a cominciare da quelli pubblici) più resilienti, in grado di adattarsi al cambiamento climatico« ha detto Silvia Viviani, Presidente dell'INU. ”Il progettare gli spazi in cui viviamo fa i conti con l'ambiente. Nel mondo quasi 80.000 ettari di foresta sono andati persi nel 2018, e abbiamo perso più di 100mila ettari di terra coltivata. Le anomalie climatiche hanno reso il 2017 il terzo anno più caldo della storia, mentre in Italia quasi il 90% dei Comuni è classificato a rischio idrogeologico. Le nostre risorse più preziose – le città, il paesaggio, i beni ambientali e culturali – non dispongono in Italia di politica stabili, punti fermi che diano linee guida sicure agli enti locali per difendersi dagli interessi particolari. Ecco perché c'è bisogno di un Patto per l'urbanistica italiana con la quale rispondere alla domanda di giustizia sociale e di governo del territorio, che ci permetta di ricomporre la frammentazione legislativa e istituzionale, contrastare con coraggio l'abusivismo e puntare sul nostro biglietto da visita: la bellezza« ha concluso la presidente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica.
Sull'importanza del patto si è soffermato anche Giuseppe Capocchin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori: ”Un patto nel quale ogni attore porti le sue competenze, per lanciare un messaggio forte alla politica, purtroppo sorda in fatto di pianificazione«. In questi giorni di seminari e tavole rotonde sono state presentate tante esperienze virtuose dai territori, dai