Alla fine la nave della Ong tedesca Sea Eye, Alan Kurdi, dirotta su Malta per provare a sbarcare 64 naufraghi raccolti al largo della Libia e rifiutati dall’Italia, dove su indicazione del ministro dell’interno Salvini avrebbero potuto scendere solo tre donne, di cui una incinta, e i loro bambini. La situazione, che sarebbe potuta degenerare nell’ennesimo braccio di ferro sulla pelle dei migranti a poche miglia da Lampedusa, si è sbloccata nel pomeriggio quando a fronte del rifiuto delle famiglie ad essere separate, i volontari della Sea Eye hanno deciso d’invertire la rotta, accusando Salvini di «sfruttare tutto e tutti» per il suo tornaconto politico.

Che La Valletta accolga i nuovi venuti in realtà non è affatto scontato. E mentre Salvini commenta alla sua maniera - «Dietrofront, nave Ong diretta a Malta. Molto bene, in Italia non si passa» - dalla Alan Kurdi fanno sapere che «tanta gente è costretta a dormire sul ponte, il tempo sta peggiorando significativamente e il cibo è razionato, urge un rifugio sicuro».

La nave di Sea Eye era arrivata nei pressi di Lampedusa venerdì ma si era trovata di fronte il divieto di sbarco imposto dal Viminale. Adesso la Ong Mediterranea - pronta a rimettere in mare la sua Nave Ionio a bordo della quale in una delle prossime missioni potrebbe salire anche il senatore ex M5S Gregorio De Falco - annuncia di aver depositato un esposto alla procura di Agrigento per contestare «il blocco navale imposto alla Alan Kurdi» in applicazione della nuova direttiva Salvini. A detta di Mediterranea «questa direttiva secondo cui la Libia sarebbe un porto sicuro, è carta straccia perché viola i codici marittimi».

Le tensioni sul tema migranti non scemano e non solo nel Canale di Sicilia, con il vicepremier leghista che ribadisce come i porti restino «inibiti al traffico indesiderato», Riccardo Magi dei Radicali Italiani che giovedì aspetta in Parlamento l’avvio dell’esame della proposta di legge “Ero straniero” per superare la Bossi-Fini e il Papa che ad ogni occasione (ieri al San Carlo di Milano) ripete l’apertura ai migranti perché «Gesù è stato migrante».

Dall’altra parte di Mare Nostrum intanto, le notizie belliche che giungono dalla Libia destano la preoccupazione dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per i civili e per i migranti detenuti in centri tipo quello di Ain Zira dove a oggi ci sono oltre 600 persone (non a caso forse in questi giorni le partenze paiono aumentate). Durante gli scontri avvenuti nell’agosto 2018, oltre 14.000 civili furono sfollati e 2.000 migranti rimasero coinvolti nei combattimenti.

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