Il fratello Pietro la definisce una «svolta storica». La Segreteria di Stato vaticano ha autorizzato l’apertura di un’inchiesta sulla vicenda di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel nulla 35 anni fa. Lo rende noto l'avvocato della famiglia, Laura Sgro', specificando che gli accertamenti sarebbero legati alle verifiche su una tomba del cimitero teutonico. Lo riporta l’agenzia AdnKronos.

Dunque, la Santa Sede ha deciso di aprire un'indagine interna sulla cittadina vaticana scomparsa nel giugno del 1983, e la Sgro’ dichiara: «Stiamo seguendo gli sviluppi delle indagini delle autorità vaticane - sottolinea - auspicando in una piena collaborazione, proseguendo comunque nelle nostra attività di indagini difensive».

«Nei giorni scorsi - spiega l'avvocato Sgro' - il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano, a margine di un incontro pubblico, aveva dichiarato che il Vaticano si stava occupando della vicenda. Come legale dei familiari, ho chiesto informazioni e ho avuto conferme ufficiali del fatto che tramite il Tribunale e tramite la Gendarmeria vaticana sono state avviate le indagini. Posso dire che gli accertamenti - aggiunge Sgro' - sono già in una fase operativa».

Interviene anche il fratello di Emanuela, Pietro: «Dopo 35 anni il Vaticano finalmente indaga ufficialmente sulla scomparsa di mia sorella. Speriamo che sia arrivato finalmente il momento per giungere alla verità e dare giustizia a Emanuela».

I fatti sono noti: il 22 giugno 1983 Emanuela uscì dalla lezione di musica a piazza Santa Apollinare dieci minuti prima del previsto. La 15enne telefonò alla sorella maggiore per dirle che le era stato proposto un piccolo lavoro di volantinaggio per la Avon, un'azienda di cosmetici, a una sfilata di moda, pagato esageratamente (circa 375.000 lire). La sorella le disse di non prendere in considerazione l'offerta, Emanuela rispose che ne avrebbe parlato con i genitori e riattaccò, questo fu l'ultimo contatto che ebbe con la famiglia.

Dopo la telefonata, incontrò un'amica, uscita anche lei dalla lezione, a cui chiese consiglio su cosa fare a proposito di quel lavoro. L'amica senza sbilanciarsi troppo la accompagnò alla fermata dell'autobus che l'avrebbe ricondotta a casa, dove, secondo la testimonianza di un vigile urbano, avrebbe parlato con un uomo alla guida di una Bmw nera sulla quale, forse, sarebbe salita. Da quel momento le tracce di Emanuela si sono perse. 

La famiglia mai si è arresa. Tra rivelazioni e colpi di scena in questi lunghi anni si è spesso pensato di essere arrivati a un passo dalla verità. Ogni volta però il mistero restava senza soluzione.

L'ultimo passo è stata la richiesta della famiglia, avanzata alcune settimane fa, di scoperchiare una tomba nel cimitero teutonico, all'interno del Vaticano. La Sgro' ha informato di avere ricevuto nei mesi scorsi una lettera con allegata la foto della tomba, e un messaggio anonimo: «Cercate dove indica l'angelo». Sarebbe la statua di un angelo che tiene in mano un foglio con su scritto «Requiescat in pace», dal latino «riposa in pace».

«Noi abbiamo presentato al Vaticano una serie di istanze, compresa quella relativa alla tomba nel cimitero teutonico in Vaticano, ma non solo quella», afferma Pietro Orlandi. «Tra le istanze - dice - quelle legate alle incongruenze sulla vicenda, alle rogatorie non andate a buon fine, e poi la possibilità di sentire alcuni cardinali, la richiesta di sentire Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela, che nel 2012, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò a incontrare un autorevole prelato per una sorta di “trattativa” sul caso. E poi c'è anche la richiesta di condurre verifiche su una delle tombe del cimitero teutonico sulle quale da anni circolano voci interne al Vaticano. Ma io non voglio che aprano quella tomba per farmi un favore, voglio che emerga la verità». 

«Nei mesi scorsi abbiamo incontrato, io e in alcune occasioni anche il mio avvocato Laura Sgrò, il segretario di Stato, Pietro Parolin, con il quale abbiamo parlato del caso di Emanuela e abbiamo presentato le nostre richieste. Dopo 35 anni di mancata collaborazione - aggiunge - l'avvio di un'indagine è una svolta importante».

Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, dichiara: «Al momento non ho comunicazioni al riguardo. Mi riservo di darle se ce ne saranno». 

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