Doveva essere un’assemblea per parlare della riorganizzazione del Movimento 5 stelle. E invece i parlamentari grillini di Camera e Senato si sono riuniti questa sera per far venire allo scoperto, davanti a Luigi Di Maio, i malcontenti covati nelle ultime settimane: dalle Europee ai rimborsi dello stipendio, dai sospetti su Rousseau alla concorrenza con la Lega, fino ai problemi di comunicazione interna con i sottosegretari grillini.

All’inizio, un tentativo di portare la discussione sui temi prestabiliti è arrivato da parte di Di Maio: «Nei prossimi 10 giorni due parlamentari per regione dovranno sondare i territori e fare assemblee con attivisti», ha annunciato. Ultimo passo prima di definire i ruoli dei coordinatori territoriali e dei nuovi dirigenti nazionali. Per quanto riguarda le future alleanze con le liste civiche, «qualsiasi apertura avrà bisogno di tempo», sottolinea Di Maio. E nel frattempo: «Si lavorerà contemporaneamente per portare avanti gli impegni politici e quelli legati alla campagna delle Europee». Poi, la battuta velenosa per scatenare gli applausi dei suoi: «Non è una novità o un mistero che qui lavoriamo più di Salvini». Né è un mistero che la contrapposizione con la Lega venga utilizzata dal leader, soprattutto nelle ultime settimane, per ricompattare un gruppo che continua ad essere attraversato dalle correnti.

«Forse prima di parlare di riorganizzazione interna, sarebbero urgenti altre cose... come il collegare meglio il gruppo parlamentare e il governo», è la critica del deputato ortodosso Luigi Gallo, vicino a Roberto Fico. La lacerazione nei rapporti tra il gruppo parlamentare e i sottosegretari M5S, d’altronde, è un problema che inizia a scottare. «Non ci rispondono mai al telefono, né alle mail o ai messaggi in chat», si lamentano i grillini di Camera e Senato. «E troppo spesso veniamo a conoscenza delle misure in cantiere dai giornali o da Facebook». Insomma, «veniamo snobbati». Lamentele che erano già state comunicate al leader, ma nulla si è mosso e il malumore ha ormai raggiunto livelli di guardia. I sottosegretari del Movimento 5 stelle vengono accusati di portare avanti esclusivamente i dossier di loro interesse. Qualche volta, con il sospetto che quegli interessi siano anche di natura elettorale. Nel mirino finisce spesso il sottosegretario M5S ai Trasporti Michele Dell’Orco. «Basta guardare le sue pagine social per trovare una marea di provvedimenti e di trasferte in Emilia Romagna, e in particolare a Modena, il suo collegio elettorale», pungono i colleghi M5S. E documenti alla mano, elencano i casi di eccessive le attenzioni rivolte da Dell’Orco al territorio di Modena: dal milione di euro destinato all’aeroporto di Pavullo all’inaugurazione dello scalo merci di Marzaglia, fino alla visita alla sede della Motorizzazione modenese con la promessa di nuove assunzioni. Dell’Orco, sottolineano i suoi detrattori interni, non è infatti riuscito a centrare la rielezione alle ultime Politiche. E proprio dalla volontà di assicurarsi una poltrona al prossimo giro – sussurrano le malelingue di partito - nascerebbe tanto interesse per il suo territorio.

Altro tema che scotta riguarda il Comitato per le restituzioni. L’istituzione del Comitato - che ha finalità di controllare il verificarsi di nuove «rimborsopoli» ed è presieduto da Di Maio e dai capigruppo a Camera e Senato - prevede un conto corrente ad hoc sul quale gli eletti devono versare 2mila euro ogni mese. Se si tratta di “donazioni” – hanno fatto notare alcuni Cinque stelle - serve un notaio che certifichi la pubblicità dell’atto. Ma se continuerà a mancare la trasparenza interna, la minaccia è di non versare più un euro. «Abbiamo degli esperti e ci faremo dare tutti pareri legali per rassicurare chi effettua i bonifici», ha cercato di rassicurarli Di Maio. Adesso, spiegano fonti parlamentari, si procederà portando una “interpretazione” della norma del regolamento, redatta da avvocati e fiscalisti del Movimento, in cui dovrebbe essere certificato che il versamento dei duemila euro non è una “donazione” e dunque non c’è bisogno di un notaio. Trasparenza che – secondo i sospetti del deputato Riccardo Ricciardi - mancherebbe anche nella composizione delle liste delle Europee: «Chi è lo staff che si cela dietro Rousseau quando si certificano le liste?».

Di riorganizzazione del partito, alla fine, si è quindi parlato poco. La prossima settimana, dopo il voto del bilancio interno del gruppo, arriveranno anche le votazioni sulle proposte dei parlamentari a proposito di coordinatori territoriali e nuove cariche dirigenziali. Ma i vertici del Movimento sono tranquilli e lo fanno capire con una battuta: «Pazienza se si è perso un po’ di tempo. Tanto, alla fine, deciderà tutto Luigi».

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