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Ambiente, l’inganno dei sovranisti

Ambiente, l’inganno dei sovranisti
La dimensione europea e una cooperazione internazionale sempre più stretta e urgente sono condizioni minime per vincere contro i cambiamenti climatici
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L'idea dei sovranisti in fondo è semplice: riprendere il controllo all'interno dei propri confini e decidere da soli. Un'idea semplice che può rassicurare chi ha paura del cambiamento, del diverso ma che è in realtà un grande inganno. Buona per guadagnare consenso, per farsi consegnare le chiavi del palazzo, la delega a decidere, ma non per risolvere i problemi che anzi ne risultano amplificati, di fatto resi impossibili.

Si vede chiaramente se guardiamo alla più grande emergenza che dobbiamo affrontare, vera intendo, non costruita dalla propaganda su paure e insicurezza. A meno di non volerla proprio vedere, sta diventando sempre più chiaro che si tratta dei cambiamenti climatici.

Cosa può esserci di più pericoloso per le nostre condizioni di vita, per la nostra stessa vita, di un susseguirsi di uragani e inondazioni, temperature polari e tropicali dove prima non si registravano, aridità fino alla desertificazione e innalzamento del livello dei mari con centinaia di milioni di persone che vivono nelle città sulle coste?

Facciamo ancora fatica a rendercene pienamente conto, anche perché da decenni interessi miliardari lavorano per confondere e mantenere i propri ingentissimi profitti. Ma ci arriveremo, ci stiamo arrivando.

E una volta che saremo arrivati alla piena consapevolezza cosa potrà indurci a non chiedere di agire per fermare i cambiamenti climatici, per azzerare le emissioni di gas serra che gli provocano e dunque l'uso di carbone, petrolio e gas? E di farlo tutti insieme in una cooperazione internazionale sempre più stretta, efficace e urgente perché il tempo rimasto è davvero poco. Non ci sono confini per l'aria, tanto meno per l'atmosfera.

Riprendere il controllo e mantenere le condizioni essenziali alla nostra vita, l'aria, l'acqua, la terra, richiede più azione collettiva e non meno come ci diceva Laurence Tubiana, capo della European Climate Foundation e uno degli artefici dell'accordo di Parigi, nell'incontro promosso dallo Iai a Roma. Non con decisioni imposte da qualcuno ma con una governance policentrica come quella definita dall'accordo di Parigi in cui ogni paese o gruppo di paesi definisce il proprio percorso di riduzione delle emissioni per raggiungere l'obiettivo condiviso di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2° e di puntare a 1,5°, ossia l'obiettivo condiviso del raggiungimento di zero emissioni nette al 2050.

La reazione dei sovranisti sembra chiara. La prima è negare i cambiamenti climatici. Da Trump che lo fa di continuo e ha annunciato di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi ai parlamentari europei leghisti che hanno votato contro la ratifica dell'accordo di Parigi per fermarsi a soli due esempi. La seconda sembra essere screditare chi si batte per il clima così da indebolire i loro argomenti e ne fanno le spese anche i ragazzi che stanno scioperando e manifestando in ogni angolo del pianeta. Le parole velenose rivolte ad esempio da Maria Giovanna Maglie alla straordinaria e ormai notissima Greta Thunberg o la ripresa delle manifestazioni di fronte al quartier generale delle Nazioni Unite a New York su

Breitbart
, sito di estrema destra diretto in passato da Steve Bannon, sembrano andare in questa direzione. E ancora definire elitarie le azioni per il clima come se i più poveri non respirassero e non fossero proprio le fasce più deboli e a essere maggiormente colpite. Certo si tratta di affrontare insieme emergenza climatica e crisi economica e sociale, di trasformare l'economia verso zero emissioni con attenzione alle persone, alla giustizia sociale, attuando una transizione ecologica giusta ma le azioni per il clima sono azioni per le persone, per tutti, altro che elitarie.

Per quanto alte, le cortine di fumo non riusciranno a coprire a lungo la gravità dei cambiamenti climatici in atto né l'impossibilità di affrontarli pretendendo di chiudersi nei propri confini con i danni colossali che la non azione produrrà sulla vita di ognuno di noi. La dimensione europea e una cooperazione internazionale sempre più stretta e urgente sono condizioni minime per vincere contro i cambiamenti climatici.

* Partito Democratico

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