Un convoglio russo con le spoglie del più famoso agente segreto israeliano, Eli Cohen, è in viaggio da Damasco verso Israele. La notizia bomba è stata rivelata da fonti siriane e ripresa da media israeliani, a partire dalla tv Channel 2. Le autorità israeliano non l’hanno smentita e poco prima della mezzanotte locale la censura ha autorizzato alla sua pubblicazione, segno che sta per essere ufficializzata. Nello Stato ebraico Cohen è considerato un eroe della patria e il recupero del suo corpo era una delle priorità nazionali. Lo scorso luglio era stato annunciato il ritrovamento del suo orologio, un Omega svizzero, ceduto a un ex agente dei servizi siriani al Mossad.

Il colpo era stato visto come il preludio a qualcosa di molto più importante, che si è verificato con la collaborazione della Russia. Due settimana fa, alla vigilia dell’ultima visita del premier Benjamin Netanyahu a Mosca, il Vladimir Putin aveva ottenuto da Damasco la restituzione di un soldato caduto in Libano durante la guerra del 1982 e poi sepolto vicino alla capitale siriana, come lo stesso Cohen. Tre anni fa il presidente russo aveva fatto riportare in Israele il carro armato, conservato in un museo vicino a Mosca, catturato dall’esercito siriano nella stessa battaglia. Ma la restituzione del corpo di Cohen è molto più importante. Il luogo della sua sepoltura era uno dei massimi segreti di Stato in Siria, e lo stesso presidente Bashar al-Assad avrebbe contribuito al ritrovamento e all’esumazione perché fosse restituito agli israeliani.

Dopo il riconoscimento americano dell’annessione israeliana del Golan, quindi, la Russia è entrata nella partita fra Siria e Israele, come mediatrice fra le due parti formalmente ancora in guerra. Ed Eli Cohen ha avuto un ruolo decisivo proprio in questo conflitto. Ebreo egiziano, arriva nello Stato ebraico negli Anni Cinquanta e viene presto arruolato nei servizi esterni, anche perché di madrelingua araba. All’inizio degli Anni Sessanta viene scelto per un’operazione ad alto rischio. Si finge un siriano di ritorno dall’Argentina, dove c’è una grossa comunità damascena, oltreché ebraica. Arriva a Damasco via Bruxelles e si inserisce negli apparati governativi fino a diventare confidente di alti ufficiali, compreso il capo di Stato maggiore.

Cohen mette le mani su segreti militari strategici, compresa la disposizione dell’esercito e delle fortificazioni sul Golan. Informazioni che poi saranno decisive per la conquista in pochi giorni delle Alture nel 1967, dopo la sua morte. Trasmette i dati con un mini apparecchio telegrafico da casa sua, ma a un certo punto interferenze con la radio militare insospettiscono il Moukhabarat, i servizi siriani. Viene individuato, arrestato, torturato e impiccato dopo un processo di pochi giorni il 19 maggio 1965, nella piazza Marja al centro di Damasco. Il corpo è lasciato penzolare per ore, come monito, e poi sepolto nel cimitero ebraico della città. Ma pochi mesi dopo viene spostato, più volte, e infine sepolto nell’area che di lì a poco diventerà il quartiere Mezzeh della capitale siriana. Ora il segreto è stato rivelato e il corpo potrà tornare in patria dove riceverà un solenne funerale di Stato.

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