I sostenitori dell’Isis celebrano sul Web l’incendio che ha devastato la cattedrale Notre-Dame come «un colpo al cuore dei crociati» e come «castigo e punizione». Per i jihadisti, che hanno appena visto distrutto l’ultimo loro pezzo di Califfato da parte delle forze curde sostenute dall’Occidente, la distruzione di un simbolo della cristianità è un segno della collera di Allah contro un Paese che è stato in prima fila nella lotta allo Stato islamico e ha subito attacchi sanguinosi, su tutti quello a Parigi del 13 novembre del 2015.

Il sindaco di Istanbul

Anche se la parte estremista del mondo arabo e islamico si compiace, in molti altri hanno espresso solidarietà e vicinanza ai francesi, per la perdita un capolavoro artistico che non è solo espressione di una religione ma di una cultura universale. Il primo messaggio di solidarietà è arrivato dal nuovo sindaco di Istanbul (anche se non è stato ancora confermato per contestazioni sul voto), Ekrem Imamoglu. «L’incendio a Notre Dame – ha subito scritto su Twitter – non è solo un colpo inferto al popolo francese ma all’umanità tutta. Io e tutti i cittadini di Istanbul condividiamo la stessa tristezza nel cuore in questo giorno terribile».

Anche il ministro degli Esteri iraniano Jawad Zarif si è unito ai messaggi di solidarietà e ha scritto su Instagram di essere «addolorato per Notre Dame, il monumento iconico dedicato alla fede in un unico Dio e che Victor Hugo ha fatto conoscere da vicino a tutti noi con il suo capolavoro letterario. I nostri pensieri sono con tutti i francesi e tutti i cattolici».

Come il minareto di Mosul

In moltissimi, dall’Iraq alla Siria, a tutti gli altri Paesi arabi, si sono espressi sui social. Molti abitanti di Mosul accostano il crollo della guglia della cattedrale a quello del minareto gobbo (Hadbaa) della moschea di Al-Nouri, distrutto proprio dall’Isis nelle fasi finali della battaglia, nel giugno 2017.

Altri lo paragonano alla distruzione del minareto della moschea degli Omayyadi ad Aleppo, crollato a causa di combattimenti fra l’esercito siriano e i ribelli che controllavano la parte vecchia della città. In ogni caso si esprimeva il dolore comune per la fine un simbolo di una città e di un popolo, che va oltre le differenze fra nazioni e religioni.

I complottisti

Ma anche nel mondo arabo dilagano i complottisti e si è diffusa l’idea, a partire sempre dal Web, che l’incendio sia stato ordito da Emmanuel Macron, per risollevare le sue sorti e riconquistare popolarità «come ha fatto Bush con l’11 settembre», secondo la tesi complottista che anche l’attacco alle Torri Gemelli sia stato in realtà una manovra per punire il mondo islamico.

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