«Matteo Salvini leader? Lui è stato abile a portare la Lega dal 4 al 30%, ma il centrodestra è un’altra cosa». Ecco, se si chiede a Mara Carfagna come veda una leadership di Matteo Salvini per la coalizione tra Carroccio, azzurri e la Meloni, la risposta è una doccia fredda sulle eventuali ambizioni del vicepremier leghista. Eventuali, perché di questa coalizione, presente e pervasiva a livello locale, non v’è traccia a livello nazionale. «E invece è interesse del Paese che vi sia, perché dove governa, come Veneto e Lombardia, il centrodestra garantisce crescita, sviluppo e benessere, mentre va steso un velo pietoso sugli esperimenti grillini come il modello Roma, che è una vergogna internazionale».

Sono in molti a voler archiviare Berlusconi, Salvini in testa. È giunto il momento di un centrodestra con una leadership rinnovata?

«Le leadership non si costruiscono e né si archiviano in laboratorio. Berlusconi è stato confermato leader da milioni di elettori. Noi non dobbiamo inventare piattaforme on line né organizzare primarie. Berlusconi un anno fa ha preso il 14 per cento. Poi è vero che per noi non è una stagione facile per varie ragioni. Dobbiamo avere una linea chiara e definita: siamo il partito delle opere pubbliche e di un welfare non assistenziale. Certo, Berlusconi non può fare tutto da solo, il partito non può pesare sulle sue spalle: c’è bisogno di una struttura, organismi che si assumono responsabilità della linea politica, scelte sul territorio. E gli staff non li sostituiscono. Lo dicono in tanti in giro per l’Italia».

Come si nominano questi organismi?

«Si può fare un congresso o può essere lui stesso a nominarli. Ma bisogna superare lo status quo. Chi lo difende lavora per i nostri competitor».

Potrebbe essere l’ora di una destra moderata guidata da una donna come avviene in Germania e Regno Unito?

«Non ne faccio una questione di genere, ma di capacità di esercitare una leadership in grado di offrire una visione di paese non isolato, non ripiegato su se stesso e non lacerato su tutti i temi, come anche il 25 aprile. Con rigore, fermezza ma anche con umanità, c’è bisogno di restituire credibilità a livello internazionale».

Da quello che dice sembra non attribuire a Salvini le doti di leadership. Ma di solito i leader dei partiti più forti rappresentano anche le coalizioni, o no?

«Ora la priorità è ottenere un buon risultato alle Europee. Il Ppe deve capire che un’Europa fatta solo di vincoli e parametri non va bene, ma i voti ai partiti sovranisti sono voti persi politicamente. Sì, faccio un appello al voto utile, perché i sovranisti europei negano solidarietà all’Italia sui migranti e sul bilancio».

Certo Salvini non vuole allearsi con voi, vi vede come emblema di una fase politica vecchia. Sbaglia?

«Se lui è felice di governare con i 5 stelle, aumentare le tasse, sostenere dittatori come Maduro e bloccare i cantieri è un problema suo. Quando governa con noi la Lega garantisce crescita e benessere e opere pubbliche».

Possibile una scissione degli azzurri?

«La nostra discussione interna rientra nella fisiologia di un grande partito. E poi scissione da parte di chi? Toti mi pare averla già consumata e faccio gli auguri alla Meloni».

Vede la tentazione nel vostro mondo di una nuova forza costruita con Renzi per catturare i moderati?

«No, fantapolitica allo stato puro, noi siamo alternativi alla sinistra».

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