Nel Vangelo secondo Giovanni (Gv 5, 31-47) Gesù indica dei criteri fondamentali per il discernimento aiutando ad uscire tra l’altro dall’intellettualismo, dal formalismo, che possono fortemente limitare la crescita anche nella Chiesa. Egli parla del prendere gloria gli uni dagli altri. Titoli, ruoli, competenze, apparati, cordate, orientamenti variamente assolutizzati e via dicendo. Talora aspetti con le loro positività che però possono finire per ridursi ad unici criteri di valutazione e di ricerca del vero.

Persino di sé stesso Cristo afferma che una sua autotestimonianza non sarebbe vera. È il Padre che gli rende testimonianza, ossia muove nello Spirito suo e del Figlio il cuore delle persone che egli vuole a credere in Gesù. Anche le sue opere, su queste scie, rivelano il suo essere inviato dal Padre. Sono infatti anch’esse, almeno verso alcuni, segni efficaci dello Spirito. Ancora, nel medesimo Spirito testimoniano di lui come Messia e Signore le Scritture.

Gesù, poi, non riceve testimonianza dagli uomini ma anche alcuni di essi mostrano, in Dio, la sua verità. È infatti la verità stessa, lo Spirito, che quando dona la fede orienta, almeno certe specifiche persone, a credere non solo al Figlio ma anche in qualche modo a coloro che sono inviati proprio ad esse per indicarlo. Il punto, dunque, è lasciarsi portare dallo Spirito, nella Chiesa, nella vita concreta.

Invece le astrazioni intellettualiste impongono visuali per certi aspetti soltanto simil vere, mere idee, a ciascuno. Possiamo così complicarci la vita da soli e complicarla agli altri. Programmi prefabbricati, giudizi, anche verso di loro, che possono distruggerli invece di aiutarli, in uno scambio reciproco, a crescere. Interessante osservare che Gesù non dice, come spesso proprio si traduce, “distruggete” ma “sciogliete” questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (cfr Gv 2, 18-19). Che sia Cristo a liberare la nostra vita e quella altrui dai mille legacci meccanici. Dio ci aiuta ad accogliere la nostra reale umanità e a lasciare che sia la sua Sapienza a condurla verso la maturazione. E così impariamo anche ad accettare gli altri senza voler loro imporre sia pure contenuti veri ma per qualche verso con minore attenzione allo Spirito e all'uomo vivi, cerebralismi. Un cammino semplice per mano con Dio. 

Nella Chiesa si sta più diffusamente aprendo, per grazia, la strada del superamento delle concettualità schematiche, ma forse anche per queste vie talora non ci si è liberati più pienamente dai residui di una cultura tutta sviluppata nell’intellettualismo, nelle sue frammentazioni. Si può ancora facilmente cadere in qualche riduzionismo, pragmatismo. In un approccio più astratto, meno capace di comprendere le persone. Gli schemi chiudono, dividono, la grazia tendenzialmente tiene conto del mistero, spoglia di sé, apre ponti, costruisce con buonsenso nella fede, nella situazione specifica, con le persone specifiche. 

Lo Spirito conduce la Chiesa alla verità tutta intera sempre più profondamente riportando, negli aspetti essenziali, al Gesù vivo, che tanto troviamo nei Vangeli. Gradualmente orientando ad aprirsi ad approfondimenti, integrazioni sulla base della virtualmente piena rivelazione e anche al venirsi incontro prima di tutto sugli elementi fondamentalissimi non assolutizzando ciò che potrebbe rivelarsi solo parte di una realtà e talora per certi versi non autentico.

Tanti semplici di cuore, magari senza tanto intellettualistico teologare, proprio così cercano di procedere con Lui, nella Chiesa, nella vita concreta, nella pace.

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