«Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni». Una frase choc, terribile. La minaccia di un ragazzino di prima media a un compagno ebreo, in una scuola della periferia di Ferrara, durante una lite negli spogliatoi della palestra che ha coinvolto altri due compagni.

Accadeva la scorsa settimana. La scuola non aveva chiuso gli occhi. L’episodio era stato subito riferito agli insegnanti, il ragazzino richiamato e messo di fronte alle sue responsabilità era scoppiato in lacrime, sono state coinvolte le famiglie ed è stato attivato un percorso di riflessione su cui ieri si è abbattuta un’onda mediatica di piena.

La cassa mediatica

Che ha fatto rimbalzare l’episodio tra tv e social, con una cascata di prese di posizione. Più o meno centrate.

Di frase grave parla il rabbino capo di Ferrara, Luciano Caro, «anche se chi l’ha pronunciata, un ragazzino delle medie, probabilmente non si è nemmeno reso conto di ciò che diceva. Il caso forse è stato un po’ amplificato, in buona fede, perché la vicenda è già rientrata, e circoscritta. Collocherei l’episodio in un ambito di ignoranza di due bambini che litigano - ha proseguito il rabbino di Ferrara – senza un retroterreno antisemita. Insulti comunque gravi sottolinea, perché riflettono quello che i più piccoli respirano negli stadi, nei manifesti per strada, e non si rendono conto della gravità di certe affermazioni».

Solo una ragazzata? «Da un lato, vista l’età dei protagonisti, la cosa potrebbe essere archiviata così – spiega il presidente della comunità ebraica Andrea Pesaro – ma occorre analizzare anche un secondo aspetto importante, cercare di capire come questi ragazzi abbiano acquisito questo linguaggio, da dove hanno attinto queste affermazioni e riflettere su certi messaggi pericolosi». Nei prossimi giorni il rabbino Caro andrà nell’istituto per parlare con gli scolari e dare testimonianza di cosa è stata la persecuzione degli ebrei.

La reazione politica

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. «Ho parlato con la dirigente scolastica dell’Istituto. Sono state espressioni che credo non nascano dal cuore dei bambini, ma da ciò che sentono e prendono da quella parte di società che è sempre più intollerante. La scuola – senza minimizzare o sottovalutare – si è subito attivata per aiutare i ragazzi a comprendere la gravità dell’accaduto e proprio per questo non ha voluto esaltare il fatto per tutelare i ragazzi che hanno bisogno di serenità e tempo per comprendere come il rispetto, la tolleranza e la dignità delle persone debba essere rispettata e perseguita».

Dell’episodio è stata informata anche l’autorità giudiziaria, in seguito agli accertamenti disposti dal comandante dei carabinieri di Ferrara, colonnello Andrea Desideri. «Il fatto – dicono i carabinieri – è stato stigmatizzato dalla dirigenza scolastica che ha adottato tutte le misure necessarie volte non solo a tutelare la vittime, ma anche attuare una mirata azione negli animi dei ragazzi».

Il caso è diventato anche politico, con numerosi interventi da tutte le forze politiche per condannare l’episodio di razzismo subito dal ragazzino.

Dal vicepremier leghista Matteo Salvini che ha detto che vorrebbe abbracciare la vittima durante la sua prossima visita a Ferrara, al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che ha condannato l’antisemitismo, fino al governatore del Pd dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

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