Michael Jackson avvolto dalle fiamme brucia per diversi secondi prima che venga salvato dagli operatori presenti sulla scena. Sono i frame agghiaccianti del video dell’incidente che vide coinvolto il re del pop durante le riprese di uno spot pubblicitario della Pepsi. Ricoverato in ospedale per ustioni di terzo grado al cuoio capelluto e alla base della testa che arrivarono quasi fino al cranio, inizia la sua battaglia contro il dolore diventando dipendente dagli antidolorifici e sottoponendosi ossessivamente a continui interventi di chirurgia estetica. Era il 18 aprile 1984, esattamente 35 anni fa, quando Michael Jackson finì per la prima volta sotto i ferri.

Nei primi anni Ottanta, Roger Enrico, amministratore delegato della Pepsi, inventò una campagna di «nuova generazione» attraverso un approccio mirato ai giovani. Lo spot avrebbe dovuto targare la bibita come la fresca e giovane alternativa alla Coca-Cola, che aveva recentemente usato Bill Cosby nelle sue pubblicità. Secondo il magnate Jay Coleman, che stava organizzando la campagna, Jackson era la persona perfetta per la nuova immagine di Pepsi, ma un’operazione del genere, ovviamente, avrebbe avuto un prezzo: Jackson firmò un contratto per 5 milioni di dollari.

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La campagna prevedeva due spot commerciali, una conferenza stampa e la sponsorship sul tour di Michael Jackson. Il cantante, invece, impose che la sua canzone, Billie Jean, venisse usata al posto del jingle della Pepsi e che il suo volto non apparisse per più di quattro secondi, un colpo allo stomaco per i dirigenti che avevano sborsato diversi milioni proprio per farlo apparire nella pubblicità. Il primo spot del 1983 fu un successo, tant’è che il fatturato della Pepsi aumentò di diversi miliardi di dollari.

Nel gennaio 1984, seguì una seconda pubblicità e questa volta Jackson sarebbe apparso su un palco insieme al resto dei suoi fratelli davanti a tremila fan. Inizialmente tutto andò secondo i piani, ma ad un certo punto avvenne un’esplosione a causa di un imprevisto guasto pirotecnico durante l’esecuzione di

Il momento in cui i capelli di Michael Jackson presero fuoco

Jackson decise di non fare causa e la Pepsi gli pagò un risarcimento di 1,5 milioni di dollari che il cantante donò in beneficenza a un centro medico californiano, che li utilizzò per finanziare una clinica a lui intitolata. «Michael si è reso conto che è stato un incidente e non ha avuto sentimenti negativi nei confronti di nessuno, compresa Pepsi», disse Coleman decenni più tardi. Secondo diverse testimonianze, tra cui quella della truccatrice del cantante, Karen Faye, l’incidente ebbe diverse ripercussioni croniche, tra cui devastanti emicranie che lo fecero diventare dipendente dagli antidolorifici. Inoltre parte dei suoi capelli non crebbero più: tutte le operazioni chirurgiche lo portarono a sviluppare un’ossessione anche in questo senso.

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