Un Paese in cui la domenica, in alcune chiese, si fanno i tripli turni così da permettere a tutti di partecipare alla messa e dove si conta una schiera di giovani che accarezzano il sogno di diventare sacerdote. Non stiamo parlando di un angolo della nostra Europa del tempo che fu, bensì della lontana regione del Kerala, sulla costa sud-occidentale dell’India, quasi 39 mila kmq e oltre 33 milioni di abitanti.

È il contesto, esotico e tropicale, del nuovo docu-film, scritto e diretto da Anna Migotto e Stefania Miretti, che andrà in onda la domenica di Pasqua in seconda serata su Rai 3 dal titolo “Father Lenin and his brothers” (Padre Lenin e i suoi fratelli). Tra bandiere rosse e chierichetti, a metà strada tra l’oceano e la giungla, il linguaggio del reportage e quello della favola, il docufilm – grazie alla professionalità di Andrea Dutto per le fotografie - racconta le storie di un gruppo di consacrati nei giorni che preparano alla Pasqua 2018. I confratelli Rajeesh, Lenin, Pious, Lorenzo e le loro “sorelle”, sister Maggie e Maria Maddalena conducono ben volentieri gli spettatori alla scoperta di un angolo geograficamente lontano, ma non così distante dal punto di vista culturale come qualcuno forse potrebbe immaginare.

Un murales di Trivandrum, la capitale del Kerala

In attesa della messa in onda in Italia una delle due giornaliste, Anna Migotto – già autrice sempre con la collega Miretti del saggio per i tipi dell’editore Einaudi “Non aspettarmi vivo”, un viaggio tra i giovani della Jihad - si dice «onorata» che il primo spettatore del loro prodotto sia stato monsignor Soosa Pakiam, arcivescovo di Trivandrum, la capitale del Kerala, governato da un’amministrazione di stampo marxista dove i cristiani rappresentano il 20% della popolazione.

Un convento nella giungla

Sullo schermo scorrono immagini di racconti personali che si intrecciano misteriosamente: sono destini che la fede ha capovolto, come spesso è accaduto tra quanti hanno varcato la soglia di un convento o un monastero spinti da una chiamata imperiosa che li ha voluti lì.

Trivandrum

Prendere i voti è ancora oggi il sogno di molti giovani in cerca di senso e/o di riconoscimento e, di fatto, così è stato anche per qualcuno dei religiosi che racconta il dispiegarsi della propria vocazione.

Come Rajeesh, che ha provato ad assecondare le aspettative familiari, laureandosi in ingegneria insieme ai suoi fratelli. Era al lavoro in un’azienda di Bangalore, la vivace Silicon Valley indiana, senza però trovare un senso nella sua attività, quando un giorno, rientrato in famiglia, ha finito per annunciare ai suoi «Voglio diventare prete, entro in seminario» (e sua madre è scoppiata in lacrime).

Ancora più emblematiche le vicende di Father Lenin e Father Pious entrambi di famiglia comunista. Lenin dirige oggi i servizi sociali dell’arcidiocesi di Trivandrum, creati ancor prima dell’avvento della Caritas indiana. Il suo è un nome piuttosto comune in Kerala (dove tra i preti diocesani si annovera anche un paio di don Stalin …). Tra i suoi collaboratori c’è Sister Maggie, già caposala all’ospedale Fatebenefratelli di Roma, che dirige con piglio energico una comunità per il recupero degli alcolisti. L’alcolismo rappresenta una piaga molto diffusa nei villaggi dei pescatori, e l’arcidiocesi di Trivandrum se ne occupa con grande dispendio di energie: «Abbiamo problemi molto seri in quasi tutte le parrocchie», commenta Father Lenin con tristezza.

Pescatore cristiano

Father Pious, al contrario, è stato pescatore, ma fin da piccolo giocava a celebrare messa usando fettine di banana fritta come ostie. Ora è il segretario del carismatico arcivescovo Soosa Pakiam (pure lui nato in una famiglia di pescatori, come il suo vicario Kristudas e moltissimi dei loro preti). Tutti quanti loro hanno studiato in Italia (Pious conserva sul suo cellulare una foto che lo ritrae con i papi Benedetto e Francesco).

Padre Lenin tra i suoi fedeli

Lorenzo e suor Maria Maddalena, religiosa della congregazione della “Piccola Famiglia della Resurrezione” (diocesi di Cesena-Sarsina) hanno percorso invece la strada in direzione esattamente opposta. Mentre le parrocchie e i conventi italiani si riempivano di preti e suore provenienti dall’India (e spesso proprio dal Kerala), essi hanno accettato la proposta dei superiori di lasciare l’Italia per raggiungere il Kerala, dove l’Abbà Orfeo Povero ha costruito un monastero in piena foresta. A distanza di 25 anni, Lorenzo e Maddalena sono ancora là, perfettamente integrati fra aquile e serpenti, tempeste improvvise e continui blackout. Lui ha ottenuto la nazionalità indiana e veste un saio arancione, colore sacro agli induisti ai quali riconosce «una vera esperienza di Dio». Lei cura le capre e traduce testi sacri, ma s’è portata da Cesena il mattarello per fare i tradizionali “passatelli” romagnoli.

Padre Lenin

Diviso in 3 episodi, il film segue le diverse “storie” dei religiosi: prima quella di Rajeesh, fino alla sua ordinazione, insieme ai giovanissimi Roger e John Bosco (i nomi keralesi sono sempre straordinari…). Successivamente, con Lenin, Pious e Maggie, ci si addentra in punta di piedi nelle loro vicende intrecciate che raccontano dell’impegno sociale dell’arcidiocesi di Trivandrum e della comunità di recupero per pescatori alcolisti (ma qui viene affrontato anche il tema del rapporto con il comunismo).

«Ci sono molti militanti del partito comunista che sono anche estremamente attivi nella chiesa cattolica» racconta Lenin sottolineando come, in effetti, in Kerala sia abbastanza frequente e soprattutto normale, essere comunisti e hindu, o comunisti e musulmani. E Lenin, che è anche un costruttore di chiese, continua: «A differenza di quel che accade da voi- perché lo sappiamo che da voi le chiese vengono chiuse e rimpiazzate da altre attività - qui da noi dobbiamo costruirne di nuove. E sono sempre piene, tanto che in alcune chiese dobbiamo celebrare tre messe al giorno, persino quattro».

Precessione a Trivandrum

Nell’ultimo episodio ci si sposta invece nel distretto di Idukki, sulle montagne che dividono il Kerala dal Tamil Nadu, per raccontare l’esperienza di Lorenzo e Maria Maddalena. In piena giungla, a 20 minuti di cammino l’uno dall’altro, sorgono due piccoli conventi che ospitano rispettivamente sette monaci e sette monache (a parte loro, tutti gli altri sono giovani indiani). «È una grande ricchezza essere fratelli e sorelle insieme. È la ricchezza del Vangelo» commenta Lorenzo.

Padre Pious

«Anna ed io frequentiamo il Kerala da molti anni, insieme abbiamo fatto laggiù alcuni reportage per Tv2000 – spiega a Vatican Insider Stefania Miretti, una delle due autrici - ma ci piaceva questa volta raccontare in modo più “cinematografico” un mondo incantevole, sempre in bilico tra ingenuità e profondità. Naturalmente sappiamo che esistono problemi - tanto nel rapporto con il crescente fondamentalismo hindu, quanto interni alla Chiesa keralese - ma abbiamo scelto di non toccarli e di mantenere il registro della favola. Il senso finale del docufilm è però ricordare che l’identità cristiana non coincide necessariamente con quella europea e occidentale, come a molti piace oggi pensare». Un docu-film, lontano dagli stereotipi, per riflettere nel periodo pasquale.

Padre Lorenzo

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