Federico Borella, 35 anni, bolognese, è il vincitore del premio Photographer of the Year per l’edizione 2019 dei Sony World Photography Awards. La giuria del concorso organizzato dalla World Photography Organisation (WPO) ha premiato il suo progetto fotografico sul cambiamento climatico intitolato “Five Degrees” sia riconoscendogli il primo posto nella categoria Documentario, sia conferendogli l’ambitissimo titolo di Fotografo dell’Anno, accompagnato da un premio di 25 mila dollari. «Ho abbastanza progetti nel cassetto per spenderli tutti nei prossimi sei mesi», è stato il primo, divertito commento di Borrella, apparso raggiante per un riconoscimento che lo ha evidentemente colto di sorpresa.

Con una laurea in Lettere e un Master in Fotogiornalismo alle spalle, Federico Borella è un fotoreporter freelance che vanta al suo attivo già oltre dieci anni di esperienza sul campo. Docente in fotografia e fotogiornalismo, le sue immagini sono già state pubblicate su diverse testate internazionali mentre ieri la giuria del WPO ha elogiato la sua opera per la sensibilità, l’eccellenza tecnica e la capacità di mettere in luce con espressione artistica un problema di portata mondiale.

Five Degrees
La serie Five Degrees di Borella racconta infatti il climate change in modo del tutto inedito, documentando la piaga dei suicidi maschili nella comunità agricola di Tamil Nadu, nel sud dell’India, colpita dalla più grave siccità degli ultimi 140 anni. Partendo da uno studio dell’università di Berkeley, che ha trovato una correlazione tra l’incremento delle temperature e l’aumento del numero dei suicidi tra i contadini indiani, Borella ha esplorato l’impatto dei cambiamenti climatici su questa regione agricola e sulla sua comunità attraverso immagini vivide e toccanti del paesaggio, dei ricordi dei defunti e dei loro cari ancora in vita.

Un progetto nato quasi per caso nel 2016, quando il fotografo era già in India per raccontare il dramma delle donne sfigurate dall’acido, ma che prende forma nel 2018, quando Borrella trascorre un mese con cinque famiglie colpite dalla stessa tragedia. Il racconto che ne nasce, si distingue e svetta sugli altri perché riesce a definire in modo semplice e chiaro, con garbo e decisione, una tematica difficile da rappresentare come il cambiamento climatico.

Per riuscire nell’impresa, Federico Borella si concentra su un piccolo gruppo di persone e ne racconta la quotidianità, che così diventa simbolica di un fenomeno molto più grande e drammatico, quantificabile in oltre 59 mila suicidi negli ultimi 30 anni. «A colpirci particolarmente sono state le diverse tecniche utilizzate per raccontare questa storia. Sono stati utilizzati ritratti, nature morte, vedute aeree e paesaggi: un approccio a 360° che dà movimento al racconto», ha detto a riguardo il giurato Brendan Embser (Curatore editoriale, Aperture, USA), spiegando le ragioni di un premio che, fin dal primo contatto con le immagini proposte da Federico Borella, appare più che meritato e conferma l’altissimo livello della fotografia italiana contemporanea.

Un’edizione che parla italiano
Il fotografo bolognese è infatti in ottima compagnia: nelle dieci categorie in cui è divisa la sezione Professional figurano figurano almeno altri quattro nomi italiani: c’è Alessandro Grassani, vincitore del primo premio nella categoria Sport, con un lavoro sulle donne di Goma, in Congo, vittime di soprusi e violenze, che boxano per conquistare il loro riscatto, per respingere con i fatti le aggressioni fisiche e psicologiche in un paese che le vorrebbe fragile e sottomesse.

Poi c’è il duo artistico composto da Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, che hanno conquistato il primo posto nella categoria Discovery con un lavoro ambientato a Istanbul, dove ritraggono luoghi e soprattutto persone nei cui volti si riflette, nel bene e nel male, la profonda trasformazione messa in moto dal governo del paese. A questi ottimi risultati si aggiunge infine il secondo posto nella categoria ritratto di Massimo Giovannini, che con la serie Henkō (parola giapponese che significa “cambiamento” e “luce variabile o insolita”) esplora come la luce possa alterare il modo in cui vediamo e percepiamo cose e persone.

Promossi dalla World Photography Organisation, i Sony World Photography Awards sono uno dei più grandi concorsi fotografici al mondo. Una “piattaforma” - come la definiscono gli organizzatori – che nasce per alimentare lo sviluppo continuo della cultura fotografica. La 12esima edizione ha battuto ogni record precedente con le sue 326.997 candidature, presentate da fotografi originari di 195 paesi e territori: il risultato è una panoramica ampia, completa e illuminante delle migliori opere contemporanee realizzate negli ultimi 12 mesi. Uno sguardo al mondo in tutta la sua complessità, filtrata dalla sensibilità di fotografi emergenti che, grazie alla visibilità del premio, possono per la prima volta rivolgersi a un pubblico internazionale sottoponendo tematiche che meritano la massima attenzione.

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