La «Casa della cultura araba» chiede un’area pubblica adibita a parcheggio vicino alla sede di via Trieste per installare un tendone in cui pregare durante il Ramadan, dal 3 maggio al 3 giugno, ma il Comune dice di no. Allora si rivolge a don Ernesto Bozzini, che mette a disposizione un’area accanto al santuario del Varallino. Ma dal Comune arriva ancora un no, con motivazioni burocratiche e altre più «politiche».

La decisione, firmata dal sindaco Davide Ferrari e dall’assessore alla Sicurezza Claudiano Di Caprio, porta la data di oggi, ma quest’ultimo, candidato sindaco della Lega, già ieri l’ha diffusa sulla sua pagina Facebook. «Benché trattasi di area di proprietà privata - si legge - l’autorizzazione allo svolgimento di manifestazioni pubbliche deve obbligatoriamente essere rilasciata a seguito di istruttoria e tempistiche dettate nell’apposito regolamento comunale», che prevede «almeno due mesi di preavviso».

Il regolamento però richiede i 60 giorni solo per gli spazi pubblici, mentre «qualora l’area fosse privata e, come tale, venisse messa a disposizione degli organizzatori dal proprietario, il Comune ne prende atto, acquisendo il relativo atto di assenso». Don Ernesto l’ha inviato. Il sindaco insiste: «Essendo una manifestazione pubblica è soggetta comunque ad autorizzazione di pubblica sicurezza».

«Questo - dice don Ernesto - è un santuario mariano e nel Corano la diciannovesima sura parla di Marian, la Madonna. Ho dato la disponibilità per una ricerca di dialogo, con le barriere non si va da nessuna parte. Diamo l’area alla festa della birra, alle giostre, perché non dovremmo darla a chi prega?». La pensano diversamente in Comune, aggiungendo che l’evento è «quasi provocatoriamente collocato a ridosso di un santuario cristiano alla luce anche dei recenti eventi di cronaca che hanno segnato la morte di numerosi fedeli in Sri Lanka».

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