Non pensiate a una banda di disoccupati o scansafatiche. Hanno tutti un lavoro gli otto ultrà della Lazio denunciati dalla procura di Milano per «manifestazione fascista» e che ora rischiano anche l’accusa di associazione per delinquere per lo striscione in «onore a Benito Mussolini» a due passi da piazzale Loreto. Peccato però che nel tempo libero organizzino, quando va bene, cori razzisti contro Anna Frank o slogan nazifascisti e, quando va male, squadre di picchiatori. Non a caso già in passato sono stati tutti denunciati per «reati da stadio» o sottoposti al Daspo, ovvero al divieto di poter assistere dal vivo alle partite.

Chi fa l’operaio, chi l’impiegato, chi l’artigiano nella piccola impresa familiare. Hanno un’età compresa tra i 22 e i 53 anni e, in alcuni casi, hanno avuto guai con la giustizia anche per spaccio di stupefacenti. Il leader incontrastato di questi sette ultrà che appartengono agli «Irriducibili» della Lazio, è Claudio Corbolotti, 53 anni, arrestato nel 2004 per gli scontri avvenuti fuori dall’Olimpico durante il derby Roma-Lazio. È proprio lui quello che, alla vigilia del 25 aprile a Milano, una volta srotolato lo striscione inneggiante al Duce, alzando il braccio destro, intonava il rituale urlo («camerata presente!»). Ma Corbolotti non è solo un picchiatore da stadio: ai tempi di Gianni Alemanno sindaco di Roma venne arruolato nella sua segreteria, scatenando un putiferio con tanto di interrogazioni parlamentari. Che non sortirono alcun effetto sul primo cittadino: continuò a tenerlo come braccio destro del suo capo segreteria, Antonio Lucarelli, un altro pezzo da novanta dell’estrema destra romana (ex portavoce di Forza Nuova e noto per sit-in che esaltavano il fascista austriaco Haider e cortei contro i gay «pervertiti»).

Le indagini della Digos di Milano, in collaborazione con quella di Roma, coordinate dal capo del pool Antiterrorismo Alberto Nobili, non sono ancora terminate. Il numero dei denunciati, tra i 29 ultrà identificati, è destinato a salire e non è escluso che comprenda anche tifosi interisti gemellati con la Lazio. Per ora è stato iscritto nel registro degli indagati l’ultrà nerazzurro Claudio Morra, 36 anni, trovato in possesso di un manganello telescopico. Un impulso alle indagini potrebbe arrivare dai filmati di videosorveglianza a ridosso di piazzale Loreto, dove è stato piazzato lo striscione incriminato, poco distante da dove vennero esposti i cadaveri di 15 partigiani e otto mesi dopo, il 28 aprile 1945 quelli di Benito Mussolini e la sua amante Claretta Petacci.

Oltre all’accusa di manifestazione fascista il procuratore aggiunto di Milano Nobili sta valutando quella di associazione per delinquere, intravedendo una regia unica, da parte della curva ultrà, in vari episodi di violenza. Compresa la rissa del pre partita Inter-Napoli, lo scorso 26 dicembre, drammaticamente degenerata con la morte di un tifoso.

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