Sono partiti all’improvviso una decina di uomini di Casa Pound, con il leader Gianluca Iannone in testa. Seguiti dagli altri, circa 800, che si erano raccolti in piazzale Susa. Un corteo non autorizzato che volevano fare a tutti i costi «perché un controcorteo di sinistra era stato concesso». Una mossa che neanche le forze dell’ordine si aspettavano, prese alla sprovvista nonostante il numero di poliziotti e carabinieri messi in campo. Sono riusciti a percorrere un centinaio di metri su viale Romagna, poi sono stati bloccati da un doppio cordone di agenti in tenuta anti-sommossa armati di manganelli. Due cariche di alleggerimento e tante urla. Un paio di neofascisti sono stati feriti lievemente dai colpi. Un terzo giovane è finito a terra ma non è stato toccato dai manganelli: non era nelle prime file. Un malore nel bel mezzo del corteo che ha costretto poliziotti e militanti a bloccarsi per attendere l’arrivo dell’ambulanza.

È successo alla commemorazione in onore di Sergio Ramelli, il 18enne del Fronte della Gioventù morto dopo agguato di Avanguardia Operaia il 29 aprile 1975. Le tensioni erano latenti e il tira e molla con la Digos andava avanti da ore. Alle 20.46 i neofascisti sono partiti all’improvviso. Ora sono bloccati in viale Romagna. A circa 400 metri ci sono gli antagonisti, partiti da piazzale Loreto. Tra i due gruppi contrapposti ci sono i due cordoni di agenti e diverse camionette che bloccano l’incrocio.

Il controcorteo
Un migliaio di persone hanno sfilato in corteo da piazzale Loreto a piazzale Piola nel nome dell’antifascismo: la risposta alla commemorazione fascista per Sergio Ramelli, militante fascista ucciso nel 1975, convocata per le 20 in piazzale Susa da Forza Nuova, CasaPound, Lealtà Azione e altri gruppi neofascisti non si è fatta attendere e ha colorato di rosso le strade del capoluogo lombardo, al ritmo di canzoni della Resistenza. Ad aprire il corteo, il manifesto scritto in rosso che recitava: “Milano 29 aprile: nazisti, no grazie!”. Il 29 aprile «non deve diventare una data contraltare del 25 aprile, i neo fascisti non hanno diritto di parola», ha scandito al megafono uno dei promotori della manifestazione. E ha aggiunto che «il problema sono anche i partiti istituzionali che legittimano le forze neo fasciste. Come Salvini che ormai interpreta tutte le parole d’ordine della destra estrema. Noi diciamo no al 29 aprile come celebrazione del fascismo che in Italia è reato».

Nel pomeriggio la Questura di Milano aveva modificato, per «troppa vicinanza» a quello dei fascisti, il percorso della manifestazione organizzata dal collettivo ‘Milano antifascista antirazzista meticcia e solidale’ e a cui hanno aderito i partiti della Sinistra e alcuni centri sociali milanesi, come ‘Il Cantiere’ e ‘Il Lambretta’: da piazzale Loreto, fino a via Pascoli passando per via Costa, piazza Durante, via Teodosio, via Pacini, piazza Piola e viale Romagna. Evitando, quindi, di passare da viale Lombardia, piazza Ferravilla e piazza Novelli, i punti cioè potenzialmente più vicini a un eventuale corteo dei neri (che, pure, la Prefettura aveva vietato). «Siamo troppo pochi per reggere questa situazione quindi sciogliamo il corteo ma la nostra presenza ha impedito ai fascisti di non fare il loro corteo con la nostra pressione», hanno detto i promotori del corteo antifascista in chiusura di manifestazione, quando ormai il corteo si era sfilacciato dopo aver raggiunto la meta. Prima di arrivare in piazzale Piola c’è stato un lungo stallo tra i due cortei. Alla fine gli antifascisti hanno deciso di terminare la manifestazione e hanno così sciolto il corteo.

Durante il percorso i manifestanti hanno intonato cori in ricordo di Fausto&Iaio e Dax: i primi, del centro sociale Leoncavallo, sono stati uccisi a Milano nel 1978 da estremisti di destra, mentre Dax, al secolo Davide Cesare, è stato ucciso fuori dal centro sociale Orsa, che frequentava spesso, nel 2003 anche in questo caso da militanti di estrema destra.

I commenti dei lettori