Crisi di governo alle porte? «Notizia falsa», prova a minimizzare il premier Giuseppe Conte. «Sul sottosegretario Siri non ci sarà alcuna conta in Consiglio dei ministri», spiega in mattinata dalla sua Puglia. «Siamo tutti determinati a portare avanti questa esperienza di governo».

Segnali di distensione che arrivano anche da Matteo Salvini: «Mi fido di Conte, questo governo arriva in fondo perché abbiamo un sacco di cose da fare».

La giornata però a un certo punto cambia verso. Non solo per le bordate dei cinque stelle contro Salvini per il caso sicurezza a Napoli. Conte stesso, da un seminario a San Giovanni Rotondo, lancia una serie di colpi ai pilastri del programma della Lega: «La Flat tax? È ovvio che ci piacerebbe realizzare tutto a un tratto una misura omogenea di pressione fiscale molto bassa, ragionevolmente questo non sarà possibile. È un impegno di tutti non di una singola forza politica». Le autonomie regionali? «Si va avanti ma bisogna coinvolgere preliminarmente il Parlamento. Dobbiamo garantire la coesione nazionale, livelli essenziali di prestazione a tutti ed evitare che questa riforma contribuisca ad aumentare il divario tra Nord e Sud». Tradotto: non ci saranno le riforme chieste a gran voce dalla Lega.

La “poltrona”

Anche sul caso Siri, il premier utilizza toni soft ma il concetto è molto duro: «Io non sono stato giudice in questa vicenda, ho ascoltato tanto, quella che ho preso mi sembra la decisione più giusta, per certi versi anche sofferta ma non è pensabile che l’azione di governo possa essere collegata alle tappe di una vicenda giudiziaria». Dimissioni, insomma. Concetto ribadito poco dopo da Luigi Di Maio: «Mi auguro che il caso Siri sia superato perché tutto questo casino per una poltrona, quando abbiamo questioni da affrontare come il salario minimo orario e gli aiuti alle famiglie con figli, tutto questo baccano è veramente assurdo». «Abbiamo un orizzonte di quattro anni», insiste Di Maio. Quanto all’ipotesi che la Lega diserti il consiglio dei ministri dell’8 maggio, quando Conte proporrà la revoca della nomina di Siri a sottosegretario, Di Maio dice. «Decidano quello che vogliono, poi passiamo a cose più importanti». Con Matteo Salvini «non ci siamo ancora sentiti ma ci vedremo sicuramente», chiude il capo del Movimento 5 Stelle.

Un’altra giornata di piena campagna elettorale per i due vicepremier. L’ennesima sparatoria a Napoli scatena la rabbia del M5s contro Salvini, che si difende piccato e a sua volta invoca «ordine e disciplina» nelle scuole e propone il ritorno dei grembiulini «per evitare di avere dei ventenni casinisti».

La replica

Su Siri Salvini prova a uscire dall’angolo: «Il governo va avanti, non è una poltrona in più o in meno che fa la differenza, ma si è innocenti fino alla condanna e i processi si fanno in tribunale non in piazza o in tv». Un punto su cui la distanza con Conte e Di Maio appare ancora siderale. Non c’è singolo tema su cui i due partiti non si sfidino: «Il dibattito sul grembiulino può anche scatenare un po’ di discussione, ma prima bisogna fare in modo che le famiglie possano comprare scarpe, pastelli e quaderni ai propri bimbi…», dice Di Maio. Dal Pd fiume di critiche alla maggioranza gialloverde. «L’Italia ha diritto di sapere se ancora è governata da un governo», attacca Nicola Zingaretti dal suo tour in Emilia.

«Se è vero che il premier non ha più la fiducia di Salvini è giusto che Conte si presenti alle Camere o salga al Quirinale a riferire al presidente della Repubblica che non ha più la fiducia della maggioranza del Parlamento. Oppure saremo di fronte all’ennesima buffonata di un gruppo di buffoni».

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